domenica 24 febbraio 2013

VALDOBBIADENE DOCG: TIPOLOGIE, METODO E ZONA DI PRODUZIONE


VALDOBBIADENE DOCG: LA VENDEMMIA

La vendemmia è il momento più importante ed atteso di tutto l’anno. In ogni casa di viticoltori c’è fermento, si prendono accordi per la manodopera, si preparano le forbici, i secchi, le botti, i trattori e i rimorchi. Qui la vendemmia è come un rito religioso, come da millenni, avviene esclusivamente a mano per preservarne l’integrità degli acini e quindi la qualità del prodotto. Si fanno le ultime ricognizioni tra le viti e fremendo si scrutano le previsioni del tempo in cerca di un po’ di bontempo. La vendemmia inizia nel giorno stabilito dal Consorzio di Tutela, nel momento ideale per una vinificazione ideale. Ella è una gioiosa festa e coinvolge famiglie, parenti, amici e conoscenti che tra le ridenti colline fanno riecheggiare il rito millenario della vendemmia come gioia di vita, come libertà nell’immenso verde.
La maggior parte delle aziende sono di piccole dimensioni e a conduzione famigliare, mentre le più grandi si trovano nei più pianeggianti colli di Conegliano. Non tutti i viticoltori trasformano da loro l’uva in vino ma questo può avvenire nelle tre grandi cooperative oppure nelle aziende spumantistiche. Tra i viticoltori, proprietari delle “Rive”, e cooperative-spumantisti esiste un stretto rapporto di collaborazione per la gestione delle vigne, in questo modo i vignaioli hanno la certezza che il proprio prodotto giustamente remunerato diventi lo spumante Italiano di qualità più bevuto al mondo.



VALDOBBIADENE DOCG: la Vinificazione

Il Valdobbiadene DOCG segue la vinificazione in bianco che è caratterizzata dall’assenza di macerazione cioè del contatto tra mosto e vinacce durante la fase di fermentazione. Il vino bianco è un prodotto generalmente da consumarsi in breve tempo e deve essere caratterizzato da doti di freschezza, acidità e profumo. La vendemmi viene anticipata in modo che queste caratteristiche prevalgano, la raccolta delle uve avviene esclusivamente a mano in modo da preservare l’integrità degli acini e non avere fermentazioni spontanee indesiderate. In questo tipo di vinificazione è importante eseguire una diraspatura in modo da eliminare la parte dei tannini presenti nei raspi. Poi il mosto e le bucce vengono mandati in una pressa a polmone che spreme le bucce o eventualmente anche i raspi in modo soffice. Al mosto ottenuto viene aggiunta anidride solforosa, mediante un solfitometro, che ha la funzione primaria di antiossidante e regola la fermentazione seguente. Il mosto quindi viene illimpidito, vengono aggiunti i lieviti selezionati e quindi mandato alla vasca di fermentazione in cui la temperatura è mantenuta controllata tra i 18-22°. Qui i lieviti trasformano gli zuccheri in alcol e CO2. Questo tipo di vinificazione è molto delicata ed è molto importante che avvenga senza il contatto con l’aria che causerebbe un notevole peggioramento delle caratteristiche organolettiche del vino. 
 
Metodo Charmat
Permette di ottenere spumanti caratterizzati da aromi fruttati legati alle uve di partenza, molto freschi. Le differenze con il medodo Champenoise o classico nel fatto che il processo è veloce, isobarico ed abbiamo un unico contenitore. Può essere ottenuto uno spumante dolce o secco a seconda di quando voglio interrompere la rifermentazione. L’arresto si ottiene abbassando la temperatura di colpo a  -4 -5°C. Se si desidera uno spumante con uno bouquet più ricco e nel quale siano accentuati i sentori dovuti ai lieviti lo faccio maturare per un periodo più lungo in loro presenza, metodo Charmat lungo.
Schema di Produzione
1.                  Preparazione vino base: seguita dal taglio, chiarificazione, refrigerazione e filtrazione.
2.                  Preparazione lieviti: in modo che sia attivo e pronto per la rifermentazione.
3.                  Riempimento autoclave: le autoclavi sono in acciaio inox o in ferro smaltato collaudate a 7-8 atm con doppia parete dove circola il liquido refrigerante per il controllo della fermentazione. Al vino vengono aggiunti zuccheri, lieviti e sali minerali.
4.                  Rifermentazione in autoclave: eseguita a temperatura costante tra i 12-18°C. L’arresto si ottiene, prima se voglio uno spumante più dolce o dopo se lo desidero più secco, abbassando la temperatura di colpo a  -4 -5°C.
5.                  Travaso isobarico: dopo la rifermentazione ottengo uno spumante torbido che deve essere illimpidito per mezzo di centrifugazioni e filtrazioni in sovrappressione per evitare perdite di CO2 prodotta durante la rifermentazione. In questo modo il vino è separato dalle feccie e travasato in una seconda autoclave.
6.                  Refrigerazione e chiarificazione: per ottenere stabilità nei confronti di eventuali precipitazioni di sali di acido tartarico, raggiungo la limpidezza desiderata.
7.                  Filtrazione o centrifugazione: sempre da travaso isobarico.
8.                  Imbottigliamento isobarico: eseguito con filtrazione sterilizzante o microfiltrazione. Le bottiglie vengono riempite d’azoto, gas inerte che non si mescola alla CO2 o al vino ma fa uscire l’aria dalla bottiglia, quindi immetto il vino che fa uscire la N2 e non perdo la CO2 prodotta dalla rifermentazione.
9.                  Etichettatura

Cartizze
Un tipo particolarmente pregevole di Prosecco è quello che si produce nella zona di "Cartizze", una piccola area di 106 ettari di vigneto, compresa tra le colline più scoscese di S. Pietro di Barbozza, Santo Stefano e Saccol, in comune di Valdobbiadene. Un vero e proprio cru che nasce dalla perfetta combinazione fra un microclima dolce ed un terreno antichissimo, originatosi dal sollevamento di fondali marini. Sopra la roccia madre si trova uno strato di terreno assai vario, con morene, arenarie ed argille che consentono un drenaggio veloce delle piogge e, nel contempo una costante riserva d' acqua, così che le viti si sviluppano in modo equilibrato. Il nome della località, che troviamo riportato nelle mappe catastali, viene fatto risalire, da alcuni, ad un cavaliere di ventura spagnolo, che nel medioevo, dopo un lungo periodo di battaglie, si stabilì in queste colline. Un' ipotesi più accreditata sembra essere invece, quella che fa derivare il nome da "gardiz, gardizze, ecc.", espressione dialettale per indicare i gratizzi usati per l’appassimento delle uve. Nella zona del Cartizze infatti, le uve vengono vendemmiate tardi, quando gli acini iniziano a mostrare i primi segni di appassimento naturale. Ciò conferisce al vino una concentrazione di aromi e sapori di intensità inusuale. Se questa è la storia, o forse la leggenda, il merito della valorizzazione di questo vino va tutto agli estensori del Disciplinare che, fin dall' inizio, rispettarono queste peculiarità, perimetrando a parte quest' area, la quale fornisce attualmente ogni anno circa 1 milione di bottiglie di Spumante. Nasce così il "Cartizze", uno spumante sontuoso. Già il colore rimanda ad una maggiore intensità, che si manifesta con una complessità di profumi invitanti ed ampi, dalla mela alla pera, dall' albicocca agli agrumi, alla rosa, con una gradevole nota di mandorle glassate al retrogusto.Il sapore è piacevolmente rotondo, con una morbida sapidità, che il sottile perlage rinvigorisce in bocca. Prodotto quasi esclusivamente nella versione Dry, questo spumante si accompagna ai dolci della tradizione, dalla pasta frolla alle crostate di frutta e alle focacce. Ottimo non solo alla fine di ogni pranzo importante, ma per ogni brindisi augurale, per rendere più festosa ogni cerimonia, più allegra ogni festa, più solenne ogni incontro. Il Prosecco di Valdobbiadene Superiore di Cartizze è davvero l' inimitabile suggello ai momenti belli della vita.

Valdobbiadene DOCG Rive di Col San Martino


Prodotto solo nella versione spumante è l’essenza del territorio, può essere prodotto con uve provenienti da un unico comune o frazione di esso per esaltare le caratteristiche del terrior. Il termine “Rive” nella parlata locale indica i vigneti posti in terreni scoscesi ed ha il fine di porre in risalto le mille espressioni territoriali delle 43 frazioni del Valdobbiadene DOCG.

Valdobbiadene DOCG Millesimato Spumante

Lo Spumante Millesimato proviene dalle rive più vocate per caratteristiche di altitudine ed esposizione, e deve essere prodotto unicamente da uve glera della stessa annata delle colline DOCG di Valdobbiadene. L’alta collina offre all’uva glera una maturazione più lunga, l'aromaticità è più piena, e l'acidità, soprattutto quella malica, si conserva meglio. Il Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore è conosciuto principalmente nelle versioni Brut, Extra Dry e DRY. Nel primo la rifermentazione si interrompe quando ancora rimane una percentuale di zuccheri (massimo 12 gr/l), nel secondo (tra i 12 e 17 gr/l) e nel DRY gli zuccheri residui vanno da 17 a 32g/l.

Valdobbiadene DOCG Spumante Extra dry

E' il "classico", la versione che combina l'aromaticità varietale con la sapidità esaltata dalle bollicine. Il colore è paglierino brillante ravvivato dal perlage. L'aromaticità è fresca e ricca di profumi di frutta, mela, pera, con un sentore di agrumi che sfumano nel floreale. In bocca il vino è morbido e al tempo stesso asciutto grazie ad una acidità ben presente. Da aperitivo per eccellenza, ideale a 8-10° C su minestre di legumi e frutti di mare, paste con delicati sughi di carne, formaggi freschi e carni bianche d' alta corte.

Valdobbiadene DOCG Spumante Brut

E' il Valdobbiadene DOCG più moderno ed ha un grande successo internazionale. Si caratterizza per profumi più ricchi di sentori di agrumi e vegetale fresco, che si accompagnano con una piacevole nota di pane, unita ad una bella e viva energia gustativa. Il perlage fine assicura la persistenza del sapore e la pulizia del palato, rendendolo a tavola, lo spumante per eccellenza. Da apprezzare a 7-9°C su antipasti di pesce e verdure anche elaborati, primi con frutti di mare e piatti di pesce al forno o, come è in uso nella zona di produzione, a tutto pasto.

Valdobbiadene Prosecco DOCG Rifermentato in Bottiglia

Il Rifermentato in bottiglia nasce da un'attenta scelta delle uve migliori di ogni annata, ottenute dai vigneti più pregiati. Mantenuto amabile durante l’inverno, il vino viene utilizzato per la costituzione delle cuvée idonee alla produzione di vino frizzante e spumante. Nel mese di aprile viene imbottigliato per consentirgli di iniziare la rifermentazione che ne esalterà l'aroma; al termine della fermentazione i lieviti che hanno prodotto la spuma si depositano sul fondo della bottiglia e cedono lentamente al vino sostanze naturali che lo arricchiscono nel gusto, prevenendo fenomeni ossidativi. Caratteristiche: colore giallo paglierino, bouquet elegante e complesso dovuto alle note tipiche del vitigno e alla maturazione sui lieviti, gusto secco ed armonico. Abbinamenti: ottimo come aperitivo e a tutto pasto in accompagnamento a piatti leggeri.

Valdobbiadene Prosecco DOCG Tranquillo

E' la versione meno conosciuta al di fuori della zona di produzione. Si ottiene dai vigneti più fitti e poco produttivi e da uve ben mature. La vinificazione prevede una breve macerazione a freddo delle bucce dell' uva, in modo da arricchire il vino, in aromi e struttura. Il colore è paglierino delicato, i profumi sono di mela, pera, mandorla e miele di mille fiori. La struttura è soave e persistente, con un retrogusto talvolta gradevolmente amarognolo che lo rende più articolato e complesso. Pur non essendo nato per affrontare il tempo, lo si può apprezzare anche al secondo anno di vita. Da bere a 10-12°C su antipasti delicati di mare e di terra, ed in abbinamento con i bocconcini marinati della tradizione veneta.

venerdì 8 febbraio 2013

DEGUSTAZIONE RABOSO DEL PIAVE: UN VINO NOBILE


DEGUSTAZIONE RABOSO DEL PIAVE: UN VINO NOBILE

MOSTRA VALDOBBIADENE DOCG COL SAN MARTINO
MERCOLEDI 10 APRILE 2013 ORE 20.30

Il Vino Raboso Piave
 Il Raboso è un vino di antichissime origini, che viene prodotto da uno dei rari vigneti presenti nel NordEst dell'Italia prima dell'avvento di Roma. Lo conferma Plinio il Vecchio nella sia Naturalis Historia,  affermando che in quest'area si produceva llora il Picina omnium nigerrima (vino di colore simile al nero della pece), antenato quindi del Raboso, del Terrano, del Refosco e del Friularo. Caduto l'impero romano e con esso il culto della vitivinicoltura, occorre attende i tempi nuovi, quando Venezia estende la sua civiltà in terraferma, per ritrovare il ricordo di questo vino. Nel 1679, il trevigiamo Jacopo Agostinetti, giunto all'età di 83 anni, scrive un volume di memorie che si intitola "Cento e dieci ricordi che formano il buon fattor di villa" ed alcuni di questi ricordi riguardano proprio il vino Raboso. "Qui nel nostro Paese - scrive nel ricordo 24 - per lo più si fanno vini neri per Venezia di uva nera che si chiama recaldina, altri la chiamano Rabosa per esser uva di natura forte". Il Carpenè, uno dei fondatori della Scuola Enologica di Conegliano, cita in una sua relazione del 1871, la Rabosa nera fra le prime uve da lui sperimentate per la vinificazione ed aggiunge che è forse la più importante varietà del Veneto: questo ci permette di affermare che a quel tempo doveva essere molto diffusa. L’importanza di questa vite, deve aver però subito in quei tempi un certo declino, poiché nel Bollettino Ampelografico del 1885 si legge tra l’altro che “questo tipo di vino aveva una assai maggiore importanza che al presente… Trovansi memorie di simili vini (miscele di più tipi, tra cui il Raboso) inviati con gran plauso all’estero: in cantine di ricchi inglesi si trovarono ancor non molti anni addietro bottiglie di questo vino donato e procurato dagli ultimi ambasciatori della Repubblica veneta”.
1.     RABOSO FRIZZANTE (AZ. BELLUSSI)
2.     RABOSO DOC PIAVE (CONFRATERNITA- AZ.SANDRE)
3.     MALANOTTE PIAVE DOCG (CASA ROMA)
4.     MALANOTTE PIAVE DOCG (GELSAIA – GIORGIO CECCHETTO)
5.     RABOSO PASSITO (BONOTTO DELLE TEZZE)

LA SERATA SARA’ GUIDATA DAL PROF. VANINO NEGRO, DOCENTE DI DEGUSTAZIONE ENOLOGICA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI PADOVA
COSTO DELLA DEGUSTAZIONE con brochure, E BUFFET FINALE CON ASSAGGIO VALDOBBIADENE DOCG
 € 14,00  
Prenotazione obbligatoria per info  Marco Merotto cell. 348-3105559,
          Delegato ONAV Luca Barbon 346-0101722

giovedì 7 febbraio 2013

SALMERINO A COL SAN MARTINO



Salmerino a Col San Martino

Col San Martino – Mostra Valdobbiadene DOCG MERCOLEDI 3 APRILE 2013 ore 20.00

salmerino in carpaccio con puntine di asparagi bianchi crudi
salmerino marinato con aceto di mele e cipolla bianca
salmerino in tempura di mais
risotto con salmerino al Valdobbiadene D.O.C.G. Brut
pappardelle fatte in casa con salmerino affumicato
salmerino al forno con patate al rosmarino
crostatina di noci caramellate con crema al prosecco
Vini
Spumante Valdobbiadene D.O.C.G. Extra Dry.
Spumante Valdobbiadene D.O.C.G. Brut
Vino della Tradizione “Secco”
Spumante Valdobbiadene D.O.C.G. Dry
                             
Menu: 37,00 €  acqua e vini compresi


Barricata Srl
Località Barricata 38055 Grigno (TN) P.I. 02140930229
Tel rifugio +39 0461 765139    Cell. 3346729380
info@rifugiobarricata.it www.rifugiobarricata.it

martedì 5 febbraio 2013

PERLAGE D'AUTORE




PERLAGE D’AUTORE
Col San Martino – Mostra Valdobbiadene DOCG 26 marzo 2013 ore 20.30

La conoscenza da parte del consumatore è un passaggio essenziale finalizzato a favorire la penetrazione sul mercato di un determinato prodotto. Questo step è quanto mai importante in ambito enogastronomico dove, a fronte di prodotti di assoluta eccellenza, non corrisponde un’adeguata conoscenza da parte del consumatore che quindi non è in grado di distinguere prodotti di diversa qualità, e accettare le differenze di prezzo. Alla secolare tradizione produttiva di un determinato cibo o vino non sempre corrisponde una reale consapevolezza delle caratteristiche e del valore qualitativo e culturale dello stesso da parte della popolazione locale.
Ecco quindi nascere, proprio partendo dal cuore della sua zona di produzione, l’idea di realizzare, nell’ambito della Primavera del Prosecco Superiore – Mostra del Valdobbiadene DOCG di Col San Martino, una serata tecnico – divulgativa di approfondimento sulla storia, le tecniche produttive e le caratteristiche gusto – olfattive delle diverse tipologie di questo importantissimo vino Italiano. La serata, condotta dal sommelier/degustatore AUGUSTO GENTILLI, direttore editoriale del portale di cultura enogastronomica World Wine Passion (www.worldwinepassion.it - www.worldwinepassion.com), affronterà inizialmente i più importanti aspetti inerenti il territorio, i vitigni, le tecniche di produzione e le diverse denominazioni e tipologie del prosecco. La serata continuerà con la degustazione alla cieca di tutte le tipologie di Valdobbiadene Prosecco Docg prodotte a Col San Martino.

Vini in degustazione:
  1. Secco
  2. Amabile
  3. Frizzante Rifermentato in bottiglia
  4. VALDOBBIADENE DOCG Spumante brut
  5. VALDOBBIADENE DOCG Spumante Extra Dry
  6. VALDOBBIADENE DOCG Spumante Rive di Col San Martino
  7. Passito

Seguirà una degustazione  di pesce con preparazioni a cura del Gruppo Ristorazione Tipica Caorlotta, il tutto abbinato ad un banco d’assaggio di tutti i vini di Col San Martino presenti alla Mostra, ad allietare la serata saranno le note Jazz dell’orchestra Blueberry Trio di Rovigo.Con la presenza dello Chef Glacier ANTONIO MEZZALIRA, gelatiere padovano e Campione del Mondo al MIG di Longarone del 2008 che ci delizierà il finale di serata con il Gelato al Prosecco! La serata è rivolta ad  appassionati, ristoratori, enotecari, degustatori, sommelier. L’evento si terrà martedi 26 marzo ore 20.30 presso gli storici locali della Mostra del Valdobbiadene DOCG a Col San Martino.

Costo della serata 15€
Prenotazione obbligatoria per info  Marco Merotto 348-3105559



Gruppo Ristorazione Tipica Caorlotta

Il GRUPPO della “RISTORAZIONE TIPICA CAORLOTTA” nasce dalla volontà dell’Associazione Confcommercio di mettere insieme i Ristoranti dell’Ascom di Caorle che credono fortemente nella necessità di tutelare e valorizzare la cucina tipica locale. La creazione di questo gruppo e del suo marchio di qualità, serve a raggiungere molteplici obiettivi tra questi: la valorizzazione della cucina tipica, l’arricchimento dell’offerta turistica, l'accrescimento della fiducia e dell’interesse dei consumatori, lo stimolo tra gli operatori per definire costantemente un alto standard di qualità della gastronomia locale, in sostegno ai prodotti ittici, presi nel nostro mare, dai nostri pescatori. Il marchio di qualità, del gruppo “RISTORAZIONE TIPICA CAORLOTTA”, rappresenta ristoranti, con attività aperte tutto l’anno, in grado di indicare, favorire e proporre i piatti tipici della cucina marinara locale nel rispetto della tradizione, della genuinità e della garanzia di provenienza del prodotto ittico utilizzato come il “Moscardin” di Caorle, unica qualità di polipo che vive, cresce e viene pescato nel mare di fronte a Caorle e che, messo all’asta dopo poche ore dalla cattura, viene servito direttamente nelle prelibate ricette dei Nostri Ristoranti.

Caorle
CAORLE, situata tra Venezia e Trieste, completata nell’offerta turistica dalle splendide località di Porto S. Margherita e Duna Verde, è un noto centro turistico dell’Alto Adriatico. Qui mare e spiaggia si incontrano con la storia, la cultura, la pesca ed il fascino della laguna. Visitare Caorle è un piacere da non perdere: la spiaggia dorata, il porto peschereccio con i suoi colori e il mercato ittico con le sue antiche tradizioni, come l’asta del pesce “in recia” (all’orecchio), le calli ed i campielli che ricordano Venezia, il magico incanto della laguna, amata da E. Hemingway ed in particolare i prelibati piatti locali della cucina tradizionale come “il Moscardin”, “Il Broeto alla Caorlotta”, il “Saor” e la “Pasta al nero di sepa”. Tutti piatti che il gruppo della “Ristorazione Tipica Caorlotta” presenta ed offre a chi visita questa affascinante città.

Gruppo Ristorazione Tipica Caorlotta
Ristorante “al Bateo” - Ristorante “da Nappa” -  Ristorante “la Ritrovata” – Ristorante “Pic Nic” – Ristorante “Taverna Caorlina” – Ristorante “da Buso” – Ristorante “Astro” – “Casa del Gelato”

domenica 3 febbraio 2013

COLFONDO: IL VINO DELLA TRADIZIONE DI VALDOBBIADENE


COLFONDO: IL VINO DELLA TRADIZIONE DI VALDOBBIADENE

Col San Martino – Mostra Valdobbiadene DOCG   LUNEDI 25 MARZO 2013 ore 20.30

Il ColFondo (chiamato anche SUR LIE o rifermentato in bottiglia) è il vino della tradizione di Valdobbiadene ed è prodotto dalla maggior parte delle piccole aziende della zona. Alla produzione di questo vino  si utilizza la tipica uva della zona storica di Valdobbiadene, la Glera. Vendemmiata ben matura viene vinificata e fermentata, il freddo invernale arresta la fermentazione che riprenderà con il rialzo termico primaverile. L’imbottigliamento avviene tra marzo e aprile a cui segue la fermentazione e la maturazione sui lieviti. Ogni bottiglia di colfondo è unica, in quanto rifermentata singolarmente in modo naturale conferendo a questo vino i classici profumi di lievito, crosta di pane e note fruttate dando complessità e pienezza olfattiva, struttura e mineralità. Ogni annata si differenzia dalle altre e l’età delle bottiglie incide sull’equilibrio del vino, questa tipologia di “Prosecco” è quella più longeva. Il Colfondo prodotto a Valdobbiadene può essere dichiarato DOCG se viene tappato con tappo a sughero e posta apposita fascetta di stato, molti produttori della zona lo producono come Prosecco DOC TREVISO o vino bianco, rifermentato in bottiglia e questo per utilizzare il tappo a corona che consente al vino la massima riduzione. Il Colfondo va servito ad una temperatura di 8°C scaraffato quindi limpido, anche se c’è chi lo serve torbido. Il periodo ideale per il consumo va da metà ottobre in poi. Questo metodo storico di produzione è stato soppiantato dal Metodo Charmat, ma un  gruppo di giovani produttori già da tempo si sta operando per valorizzare e proteggere questo prodotto.
Ecco le Aziende presenti :
1. Az. Agr. DAMUZZO RENATO – COL SAN MARTINO
2. Az. Agr. FERRONATO F.LLI – COL SAN MARTINO
3. Az. Agr. FOLLADOR ALBERTO – COL SAN MARTINO
4. Az. Agr. MEROTTO GIANCARLO – COL SAN MARTINO
5. Az. Agr. CASTELIR PEDERIVA ALESSANDRO – COL SAN MARTINO
6. Az. Agr. BRUSTOLIN NICOS – COLBERTALDO
7. Az. Agr. MIOTTO WALTER – COLBERTALDO
8. Az. Agr. COL DEL SAS SPAGNOL ORAZIO – COLBERTALDO
9. Az. Agr. BORTOLIN BRUNO – VALDOBBIADENE
10. Az. Agr. CANEVA DA NANI – VALDOBBIADENE
11. Az. Agr. VALDIVINA – VALDOBBIADENE
12.  ZANOTTO COL FONDO- TARZO
Degustazione condotta da ALESSANDRO CARLASSARE, collaboratore della Guida dei Vini Buoni d’Italia, degustatore e Wine Blogger, 12 Vini in degustazione con buffet finale in abbinamento.

Costo della serata 10€
Prenotazione obbligatoria per info  Marco Merotto cell. 348-3105559

mercoledì 16 gennaio 2013

VALDOBBIADENE DOCG: AUTOCTONO TERROIR DI BOLLICINE


VALDOBBIADENE DOCG: AUTOCTONO TERROIR DI BOLLICINE

Il Prosecco è un vino di antica origine e la sua storia è univocamente legata con la zona di produzione e alle vicende che hanno caratterizzato il trascorrere delle generazioni di produttori nel territorio. Un vino per essere “grande” deve essere intimamente legato con il territorio di produzione valorizzandone la storia, la cultura, la tradizione. Il Prosecco sino al 2009 faceva riferimento ad un vitigno (ora glera) e come tale poteva essere coltivato in ogni parte del mondo, con risultati che non possono essere paragonati con quelli del ConeglianoValdobbiadene in cui questo vino viene prodotto da almeno 300 anni. Per protegger il Prosecco nel 2009 la zona storica e maggiormente qualitativa di ConeglianoValdobbiadene è passata da DOC a DOCG, privilegiando il concetto di terroir, mentre quella pianeggiate è divenuta DOC questo ci permette la tutela della denominazione di origine a livello internazionale.
Il Prosecco era un vitigno (ora Glera) di antichissime origini addirittura precedente alla colonizzazione dei Romani, come afferma il Professor Dalmasso, avvenuta circa 200 anni avanti cristo anche se esso è documentato soltanto dagli ultimi anni della Repubblica di Venezia e quindi vive tra le colline trevigiane  da almeno 300 anni. Nel 100 a.c. era avvenuta la centuriazione del territorio trevigiano attorno a Treviso, Oderzo, Conegliano, Ceneda ed Asolo e i coloni Romani avevano piantato sia in collina che in pianura le viti. Non è immediato stabilire una data di inizio della coltivazione della vite 
nella zona di ConeglianoValdobbiadene, alcuni Poeti Latini passando in questa zona portano testimonianza che già più di 2000 anni fa sulle colline di ConeglianoValdobbiadene si coltivava la vite. Il Poeta Virgilio (70-19 a.c.) di passaggio tra queste terre afferma:
“Adspice, ut, autrum silvestris raris sparsit lambrusca recemis”  “guarda come la vite selvatica, la lambrusca, ha ricoperto qua e là la grotta con i suoi grappoli. Pochi anni più tardi il poeta può invece cantare: “Lentae textunt umbracula vites”  “le viti flessibili tessono ombre leggere”.
Un’altra importante testimonianza ci viene da San Venanzio Fortunato originario di Valdobbiadene, vescovo di Poitiers, che di Valdobbiadene afferma con nostalgia:”QUO VINETA VERNANTUR, SUB MONTE JUGO CALVO, QUO VIROR UMBROSUS TEGIT SICCA METALLA” (“luogo dove germoglia la vite sotto l’alta montagna, nella quale il verde lussureggiante protegge le zone più disadorne”). Ciò testimonia che nel 500 sulle colline di  ConeglianoValdobbiadene c’era una fiorente viticoltura, ancora prima che arrivassero i Longobardi.
Un fatto importante che testimonia l’importanza del vino di ConeglianoValdobbiadene, dal punto di vista economico, si ha nel 1318 quando alcuni mercanti Tedeschi comprano a Conegliano 21 carichi di vino con la condizione che il dazio fosse pagato dai venditori Coneglianesi. Ma quando i Tedeschi partirono con il carico di vino e si diressero verso Serravalle un emissario del Podestà di Treviso li fermò e dirottò la colonna con le botti verso la città. Conegliano si lamentò subito con il podestà di Treviso pregandolo di far restituire agli acquirenti il vino e i cavalli sequestrati. La questione fu vagliata al Consiglio dei Trecento che aveva la facoltà deliberativa e con 196 voti a favore e 27 contro il vino e i cavalli furono restituiti ai tedeschi a patto che Conegliano pagasse il dazio. I vini di ConeglianoValdobbiadene erano per affermazione di Bonifaccio, molto preziosi e garantivano un buon reddito ai produttori della zona. Si ricorda nel 1532 il passaggio di Carlo V per Conegliano, al quale venne offerto l’eccelentissimo vino di Collabrigo e del Feletto. Nel 1500 Venezia comprese che era più conveniente rifornirsi di vino nella terraferma veneta, trevigiano, padovano, friuli, rispetto alla puglia e alle isole greche. Barche cariche di botti di vino arrivavano a Venezia dal Piave, dal Brenta, dal Sile, dal Livenza quotidianamente e andavano alla mensa dei veneziani. In questi anni i mercanti della Serenissima compravano grandi quantità di vino a Conegliano cercando di frenare in ogni modo le esportazioni verso il centro europa, con interventi di natura fiscale. I produttori di Conegliano e del Felettano non volevano assolutamente perdere i mercati tedeschi, floridi da secoli, ne veder diminuito il flusso del proprio vino verso il centro europa a favore di Venezia.  Nel 1544 il Consiglio della Magnifica Comunità di Conegliano aprì addirittura una vertenza con il rettore veneziano Giacomo Gabrielli inviando ambasciatori a Venezia perché fossero rispettati gli antichi privilegi, sottolineando “di quanta importantia et momento sia vender li vini di monte di questo territorio quali per la maggior parte sono allevati e comprati da tedeschi con utile universale di questa terra”.
Per gli abitanti di Conegliano e dei colli vicini il vino era diventato nel tempo il prodotto più importante quasi loro stendardo di nobiltà per mostrarlo all’intera europa.  Nel 1574 al passaggio di Enrico III Re di Pollonia che si recava a Parigi per essere incoronato Re di Francia la comunità di Conegliano fece sgorgare per un giorno intero dalla fontana del Nettuno il vino bianco dei colli. Già 150 anni prima il Doge Francesco Foscari aveva citato in una Ducale del 6 novembre 1431 il vino bianco e ottimo del Feletto. Infine nel 1606 Zaccaria Contarini in una relazione al senato veneto per indicare di quanta importanza fosse la produzione enologica di Conegliano, stimava la produzione di vino bianco in 5000 botti annue che andavano in gran parte in Germania e Polonia. La lenta e inesorabile agonia della Repubblica di Venezia iniziata nel 1492 con la scoperta dell’America e resa sempre più palese nel 1600 con lo spostamento progressivo dei traffici commerciali dal Mediterraneo all’Atlantico. Il declino coinvolse nel 1700 anche la terraferma Veneta e per lo più il comprensorio di ConeglianoValdobbiadene fu investito da un’ondata di gelo che fece morire gran parte del patrimonio viticolo della zona. Nelle città a causa della crisi economica si andava espandendo una volgarizzazione dei consumi che privilegiava i vini di bassa qualità con ripercussioni negative nelle aree di produzione. Il 1700 è quindi un secolo cupo per la viticoltura di ConeglianoValdobbiadene seppur fervido di dibattiti e proposte nuove.
Questa è la terra del ConeglianoValdobbiadene Prosecco DOCG e al di là delle molte leggende che ne avvolgono le lontane origini, inizia di fatto con la nascita delle Accademie di Agricoltura volute dalla Repubblica di Venezia sul tramontare della sua millenaria vita. Tra queste quella di Conegliano nata nel 1769 come evoluzione dell’Accademia degli Aspiranti fondata nel 1603 e proprio in un intervento all’Accademia di Agricoltura di Conegliano il 26 febbraio 1772 il sacerdote Antonio Del Giudice soffermandosi sulla “impurità e quindi la poca curabilità dei vini delle colline di Conegliano afferma che questo difetto non è dovuto alla natura del terreno ma all’imperizia dei fabricarli e alla cattiva scelta che si fa delle viti, la cui moltiplicazione era la causa della mancata produzione di vino puro e durevole”. I problemi evidenziati dal sacerdote erano evidenti prima di tutto la negligenza dei padroni, cioè il loro disinteresse per i possedimenti agricoli, lasciati privi di investimenti e di cure, e la scelta delle viti da mettere in produzione. Vengono estirpate le viti poco produttive, che producevano vini di elevata qualità, a favore di quelle più produttive con grave danno per la qualità del prodotto. Nei resoconti di un intervento per rinnovare e fissare le regole della vitienologia sempre nel 1772 in questa accademia si legge che l’accademico Francesco Maria Malvolti, pone una domanda:”Chi non sa quanto siano squisiti i nostri Marzemini, Bianchetti, Prosecchi, Moscatelli, Malvasie e Grassari che in varie di queste colline si formano?”. L’importanza della domanda sta nel fatto che è la prima volta che nominato il Prosecco, che quindi è prodotto ed apprezzato da prima della seconda metà del 1700. Un altro intervento all’Accademia di Conegliano nel 1778 è del Conte Pietro Caronelli che lamentava la diminuzione delle esportazioni in Germania dei vini prodotti nella zona e proponeva di impedire l’accrescimento del cattivo vino con il conseguente adacquamento del medesimo e invitava a selezionare le viti da impiantare tra: Marzemina Nera, Bianchetta, Pignola nera e bianca. Scartando invece le volgarmente denominate dell’Occhio e Verdise di cui la prima da un mosto aspro mentre la seconda acqueo ed insipido.
Non si conosce quando e in che modo l’antenato del Prosecco sia giunto dal Carso alle terre di ConeglianoValdobbiadene, ma questa data può essere fissata negli ultimi decenni di vita della Repubblica di Venezia, intorno al 1750. Mentre la Serenissima era ormai al tramonto sorgono nelle colline di ConeglianoValdobbiadene nuovi fermenti proprio in quel settore che da molto tempo appariva il più trascurato. Il 1700 come detto è stato un secolo difficile per la vitienologia Trevigiana, ma sul finire del secolo su sollecitazione della borghesia, sensibile ai cambiamenti che proprio in quei tempi avvengono in Francia, nascono nuovi propositi di rinnovamento nel settore.  Il ruolo più importante fu assunto dall’Accademia di Conegliano istituita nel 1769 come evoluzione dell’Accademia degli Aspiranti fondata sempre a Conegliano nel 1603. Queste accademie erano in sostanza dei circoli culturali formati da proprietari viticoli, tecnici, studiosi ed intellettuali che si riunivano per dibattere i comuni problemi con i massimi esperti del settore, catalogare in modo sistematico i vigneti, la loro estensione, qualità e quantità di uva prodotta. In una di queste assemblee nel 1772 viene citato per la prima volta dall’accademico Francesco Maria Malvolti il Prosecco. Il Prosecco nasce da un’uva non autoctona perché tornando agli interventi di Del Giudice e Caronelli all’Accademia Agraria di Conegliano non si trova nominato il Prosecco tra i vecchi vitigni delle colline di  ConeglianoValdobbiadene. Non ci sono per ora arrivati documenti del passaggio del Prosecco dal Carso al  ConeglianoValdobbiadene, ma nel 1772 il Malvolti la considera come uno dei vini prodotti nella zona e questo fa pensare che fosse qui coltivato da diversi anni. A ricordarlo è anche il reverendo Del Giudice che lo considera uno dei migliori vitigni insieme alla Bianchetta e alla Marzemina. Fatto di importanza storica se si considera che ancora oggi la Bianchetta è coltivata tra le colline di ConeglianoValdobbiadene e rappresenta la continuazione storica che fin dal medioevo ha fatto del bianco di  ConeglianoValdobbiadene uno dei più richiesti ed apprezzati. Mentre il Prosecco è diventato lo spumante Italiano più famoso, oltre che ad essere principe assoluto delle nostre colline. La caduta della Repubblica di Venezia del 1797 non intaccò nei viticoltori e nelle autorità la voglia di rilanciare la viticoltura ed enologia del ConeglianoValdobbiadene. In seguito al Congresso di Vienna del 1815 l’imperatore dell’Austria-Ungheria, succeduto al governo del Lombardo Veneto, alla Repubblica di Venezia e poi a Napoleone, spinto dalla necessità di conoscere il patrimonio viticolo della regione da incarico al Conte Pietro di Maniago di formulare un catalogo dei vitigni coltivati, che questo gli consegnerà nel 1823. Maniago cita per le colline di ConeglianoValdobbiadene la Perella, la Pignoletta bianca, la Verdisa lunga(strascalone), dell’Occhio, Marzemino nero e Prosecco.  
Verso il 1850, quando queste terre appartenevano ancora all’Impero Austro-Ungarico, lo studioso Gian Battista Semenzi a proposito dei vini prodotti nel  ConeglianoValdobbiadene afferma:” Nelle colline le uve producono i squisitissimi vini bianchi sono: la Verdisa, la Prosecca e la Bianchetta. Questi vini venivano venduti in Carinzia e in Germania cioè in quella Mitteleuropa di cui il Veneto faceva parte integrante. Alcuni anni dopo la nascita dello stato Italiano(1861) il parlamento decide di redigere un’indagine sulle condizioni dell’agricoltura italiana “Inchiesta Jacini”. Per il territorio di ConeglianoValdobbiadene i ricercatori consigliano di estirpare i vecchi vigneti e sostituirli con altri di qualità superiore. All’epoca si producevano nel comprensorio di ConeglianoValdobbiadene 25000 hl di Verdiso, 6600 di Bianchetta, 3800 di Boschera e 3200 di Prosecco che quindi era un vitigno del tutto secondario. Alcuni anni più tardi nel 1868 grazie all’impegno del Dottor Antonio Carpenè e dell’Abate Felice Benedetti, presidente del Consorzio Agrario di Conegliano, viene fondata sempre a Conegliano la Società Enologica Trevigiana.  Questa nuova istituzione fu di portata dirompente per l’ancora stagnante viticoltura Trevigiana innescando una rivoluzione vitivinicola i cui frutti positivi iniziano ben presto a farsi vedere, specie per il Prosecco che verrà allevato sempre più in purezza, mentre prima era misto con altre varietà. I mertiti di aver dato inizio alla storia moderna del Prosecco vanno al Conte Marco Giulio Balbi Valier che negli anni sucessivi al 1850 aveva isolato e selezionato un clone di Prosecco migliore degli altri, individuato ancora oggi come “Prosecco Balbi”. Il Conte da alle stampe nel 1868 un libretto composto “Per le auspicatissime nozze Bianchini-Dubois” in cui descrive le proprie coltivazioni che si trovano a metà tra Conegliano e Valdobbiadene a Pieve di Soligo. Egli scrive:” un quarto delle suddette Pertiche cen.380, non potendosi con esattezza precisare la quantità è tutta a vigneto, che piantai a viti Prosecche, più sicure ed ubertose di ogni altra qualità, e che danno un vino bianco sceltissimo, pieno di grazia e di forza”. Nasce dunque in questi anni la moderna avventura di un vino che in un secolo ha saputo conquistare il mondo grazie alla perizia di viticoltori, vignaioli ed istituzioni che lo hanno saputo esaltare al meglio. Va ricordata la Scuola di Viticoltura ed Enologia di Conegliano nata nel 1876 come erede della Società Enologica Trevigiana. Questa scuola concepita da Antonio Carpenè insieme a Gian Battista Cerletti ha avuto tra i suoi docenti più noti, personaggi di altissimo prestigio internazionale come Arturo Marescalchi, Giovanni Dalmasso e Luigi Manzoni i quali posero le basi per la moderna Scienza viticola ed enologica.  Marescalchi fu chiamato al governo come sottosegretario all’Agricoltura, Dalmasso fondò l’Accademia della Vite e del Vino e fu preside della facoltà di Agraria dell’Università di Torino mentre il Manzoni realizzò quei felicissimi incroci che tramandano il suo nome, legato a vini davvero eccellenti. Questa scuola ha rappresentato il volano per lo sviluppo enologico non solo del ConeglianoValdobbiadene ma dell’intera viticoltura italiana. Allievi usciti da questa scuola sono andati nelle più importanti aziende italiane, ed estere come: Sudafrica, California ed Australia. L’impostazione della Scuola Enologica di Conegliano è di tipo Universitario non limitandosi a trasmettere la più avanzata cultura Enologica, ma indirizzando gli allievi nel campo della ricerca. Proprio questo settore risultò vincente, la realizzazione di nuovi vigneti sperimentali per allevare nuovi vitigni, descriverli e ammodernare le tecnologie d’impianto e produzione per combattere le malattie e migliorarne gli sbocchi commerciali I primi anni di attività didattica della scuola mise in luce la necessità di approfondire il campo della ricerca dopo che malattie come  la filossera, oidio e peronospora oltre che la Prima Guerra Mondiale avevano devastato la viticoltura del ConeglianoValdobbiadene, colline occupate per un anno intero dalle truppe Austro-Ungariche. Dopo la guerra i produttori e docenti sentivano il bisogno di una nuova Istituzione dedita in maniera specifica alla ricerca scientifica e capace di risolvere i problemi quotidiani dei viticoltori. Di questa esigenza presero atto i professori Giusti e Dalmasso che studiarono la struttura da dare alla nuova istituzione. Nacque così nel 1923 la Stazione Sperimentale di Viticoltura ed Enologia di Conegliano la quale, unica nel suo genere, fu diretta dal professor Giovanni Dalmasso con la collaborazione di altri due grandi scienziati, Italo Cosmo e Giuseppe Dall’Olio. Sulla scia di un’antica tradizione iniziata nel 1603 con l’Accademia degli Aspiranti, poi con l’Accademia di Agricoltura nata nel 1769, quindi nel 1868 con la Società Enologica Trevigiana, nel 1876 con la Scuola di Viticoltura ed Enologia ed infine con la Stazione Sperimentale di Viticoltura ed Enologia, Conegliano si pone all’avanguardia in italia per gli studi e le ricerche conservando fino ad oggi il suo primato a servizio di una viticoltura di continuo sviluppo qualitativo.
Ma è nell’ultimo dopoguerra che il ConeglianoValdobbiadene esprime al meglio le sue grandi potenzialità. E’ concluso da poco il Secondo Conflitto Mondiale quando i più attenti viticoltori di Valdobbiadene si organizzano per difendere, valorizzare la viticoltura collinare e l’antica tradizione vitivinicola, costituiscono il 14 agosto 1945 la Confraternita dei Cavalieri del Prosecco. Questa Confraternita è sempre attenta a far conoscere ai propri soci le indicazioni utili allo sviluppo della vitienologia collinare di Conegliano Valdobbiadene, accogliendo le personalità più emineti dell’enologia italiana come: Giovanni Garoglio, Italo Cosmo, Giuseppe Dall’Olio, Francesco Fabbri senatore e ministro della Repubblica, Giuseppe Schiratti fondatore della Strada del Prosecco e l’accademico Giuseppe Mazzotti noto per l’impegno a la valorizzazione delle tradizioni e del patrimonio culturale ed artistico della Marca Trevigiana. Emerge la necessità, oltre che avere le istituzioni e gli uomini, di incidere sull’aspetto legislativo per migliorarne la qualità e salvaguardare la tipicità del ConeglianoValdobbiadene Prosecco. Nasce così il 7 giugno 1962 il Consorzio di Tutela del vino ConeglianoValdobbiadene Prosecco con sede a Villa Brandolini presso Solighetto di Pieve di Soligo. Da allora il Consorzio opera con grande intelligenza e determinazione per difendere, valorizzare e promuovere l’immagine del Prosecco facendolo conoscere non solo in italia ma anche all’estero offrendo agli estimatori di tutto il mondo caratteristiche inimitabili proprie soltanto della terra d’origine ossia ConeglianoValdobbiadene.
Il risultato dell’impegno dei produttori e del Consorzio di Tutela si fanno subito vedere tanto che nel 1963 Valdobbiadene diventa ufficialmente capitale non solo del Prosecco ma dell’intero mondo dello spumante italiano con la Mostra Nazionale degli Spumanti nella prestigiosa Villa dei Cedri di Valdobbiadene, punto d’incontro tra tutti gli spumantisti italiani fra cui quelli di Prosecco occupano un posto di tutto rilievo. Alcuni anni più tardi nel 1969 il ConeglianoValdobbiadene conquista un altro prestigioso risultato quando il comprensorio collinare ottiene la DOC e il vitigno Prosecco il maggiore riconosciuto dal disciplinare di produzione. Quarantanni dopo, luglio 2009 ottiene il massimo riconoscimento Italiano per un vino, la DOCG denominazione di origine controllata e garantita. Questo riconoscimento viene osservato sempre con maggiore interesse anche lontano dalla zona di produzione e comincia ad essere richiesto nei ristoranti ed enoteche più esclusive di tutto il mondo. In questi anni il ConeglianoValdobbiadene DOCG Prosecco Superiore è divenuto lo spumante più richiesto in italia e nel mondo, grande vanto per un vino davvero unico e come ha scritto Tullio De Rosa, ricercatore tra i più preparati ed intelligenti e vero maestro dei giovani enotecnici usciti dalla Scuola di Conegliano:

dalle colline da cui nasce esso diffonde la sottile malia su quanti lo ricercano nelle tiepide giornate di primavera, quando il suo profumo di fiori, il suo profumo di miele selvatico si mescola con i cento, coi mille profumi di fiori che allora innondano le rive. Un calice di Prosecco, dal bel paglierino leggero, scrico di tinta, con qualche perla gassosa che si svolge nel bicchiere, è un compiacimento, è un godere le piccole gioie che ancora riusciamo a strappare alle preoccupazioni di tutti i giorni. Così dev’essere un bianco: un invito a bere, un poco d’umanità a nostra disposizione”.