lunedì 13 giugno 2011

I FOSFONATI

Alternativa al Rame: le caratteristiche dei Fosfiti (Parte 2)
Il meccanismo d’azione dell’acido fosfonico non è ancora ben definito, ma esistono delle certezze determinate dalle diverse sperimentazioni:
- L’azione dei fosfonati è influenzata dalla loro concentrazione attorno al patogeno;
- I fosfonati interagiscono con le vie metaboliche del micelio inibendo la sporulazione del fungo;
- Lo ione fosfito ha due azioni: una caustica simile al solfato di rame(ma non blocca la vegetazione) e una che attiva le difese naturali della pianta;
- Stimolano e rinforzano le reazioni di difesa della pianta;
- La pianta reagisce con la produzione di fitoalessine, degradando il tessuto attorno alla parte colpita e rinforzano i tessuti sani della pianta;
- La produzione di fitoalessine è maggiore su tessuti inoculati rispetto a quelli sani e su foglie giovani rispetto a quelle vecchie;
- Il fosfito di potassio ha azione sistemica entra nello xilema e poi nel floema   e vengono portati dalla zona di sintesi a quella di accumulo. Non sono quindi esposti al dilavamento;
- Aumenta il grado zuccherino dell’uva;
- Attiva le difese della pianta anche contro le infezioni da Mal dell’Esca;
- Alcune volte però, i meccanismi naturali di difesa delle piante non riescono a controllare gli agenti patogeni, così le concentrazioni di fitoalessine e di altri anti-microbici rimangono insufficienti a causa di:
  • stress climatici e/o fisiologici;
  • stress da intenso utilizzo di agrofarmaci;
  • elevata pressione degli agenti patogeni.
In tali condizioni il vantaggio tecnico apportato per il ripristino dello stato di salute della coltura dai fosfiti risulta fondamentale.

TOSSICITA’

Da diverse esperienze di laboratorio svolte anche di recente che qui per brevità non trattiamo ma  riportiamo solo i risultati, constatiamo che l’acido fosfonico non provoca nessuna reazione alla pelle, la tossicità è paragonabile a quella dell’acido fosforico utilizzato nell’industria alimentare e inferiore a quella di un’aspirina. Nei fosfiti neutralizzati con potassio o calcio la tossicità è ancora più bassa. Non provoca nessuna alterazione genetica e non ha attività cancerogena. La tossicità del rame è 100 volte superiore a quella dell’acido fosforoso. La tossicità è riferita agli animali, all’uomo e all’ambiente.

DEGRADAZIONE E RESIDUI

Il fosfonato si degrada naturalmente a fosfato che è una sostanza nutritiva per la pianta. Il processo di degradazione dipende dalla temperatura e dal valore di pH e richiede tempi lunghi. Quindi con l’utilizzo dei fosfonati la loro concentrazione all’interno della pianta aumenta sensibilmente. Se l’applicazione del fosfonato avviene prima della fioritura, abbiamo dominanza apicale rispetto al grappolo quindi non abbiamo grande concentrazioni. Dopo la fioritura con allegagione e accrescimento dell’acino, non abbiamo più dominanza apicale ma gli eventuali trattamenti con fosfonati, concentrano l’acido fosfonico all’interno dell’acino stesso. Nelle prove effettuate negli anni, le concentrazioni di fosfonati sono nell’ordine di: nell’uva 31mg/kg e nel vino di 39mg/l con trattamenti settimanali da maggio a settembre mentre nel testimone non trattato i valori sono nell’ordine di 8 mg/kg e 16 mg/l, quindi i fosfonati sono presenti anche naturalmente sulla vite e sull’uva, ma in entrambi i casi sempre al di sotto dei limiti di legge.

I fosfiti possono essere impiegati nelle strategie di difesa delle colture, contro le maggiori avversità, in diverse fasi fenologiche, impiegati in miscele e in sinergia con altri prodotti con diverso meccanismo d’azione.
I risultati che si possono ottenere, in termini di ripristino dello stato di salute delle piante, sono sicuramente tangibili ed apprezzabili. Nelle prove che io stesso sto conducendo nella mia azienda da 3 anni ho costatato un aumento del grado zuccherino a condizione che la pianta non subisca eccessivo stress idrico, peso medio del grappolo simile ad un trattamento con agrofarmaci tradizionali, la sperimentazione oltre agli apprezzabili risultati ottenuti sulle colline del Valdobbiadene DOCG dove sono stati condotti trattamenti anche solo con utilizzo di fosfiti, senza agrofarmaci, è stata condotta su un vigneto di Pinot Grigio in allevamento (anno impianto 2008) in pianura con bagnatura fogliare al mattino. Tenendo in conto che l’annata 2009 è stata abbastanza tranquilla, con trattamenti ripetuti ogni 12gg a dose di 350ml/hl non ho avuto alcun sintomo di peronospora durante tutta la stagione, se non nel caso di un trattamento con viti ancora parzialmente bagnate, in questo caso si ha avuto la comparsa di qualche macchia peronosperica, ma queste non hanno avuto la solita diffusione esponenziale, sono rimaste tali in numero. Riportiamo sotto alcuni preparati in commercio.

CONCIMI FOGLIARIDOSE MEDIA NECESSARIA [ml/hl]CAMPIONAMENTO DITTAPESO SPECIFICO [g/ml]% H3PO3 [g/100ml]
Tenax Ca Mg3302004Bionatura1,5255,2
Fosfisan3702004Agrofill1,4349,2
Fosfid’OR4102004Agrimport1,4244,2
Magnifos K4202003Sariaf1,3043,4
Phosfik4302004Biolchim1,3942,7
Phosfik N-P-K4702004Biolchim1,3838,6
Phytos’K4302003Valagro1,4043,0

L’uso di fosfiti non è ammesso in agricoltura biologica perché è un prodotto di sintesi, mentre è ammesso nella lotta integrata. Questi concimi fogliari non possono essere utilizzati in senso stretto contro la peronospora perché non sono registrati per tale malattia ed esistono diverse controversie legali in atto. Il suo utilizzo deve essere dichiarato nel Quaderno di Campagna (obbligatorio) come concime fogliare, ed è consigliato dal germogliamento alla fase di massima crescita vegetativa(fioritura) in cui cambia l’organo di accumulo, l’acino accumula l’acido fosfonico che rimane nell’uva, nel mosto e nel vino per lunghi periodi anche se sotto i limiti di legge. Ha una bassa tossicità al momento del trattamento in vigneto sia per l’uomo e per l’ambiente e la sua degradazione è in fosfato ossia concime per le viti.

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