lunedì 6 giugno 2011

PROSECCO: LA STORIA E L'ORIGINE DEL VITIGNO

Il Prosecco è un vino di antica origine e la sua storia è univocamente legata con la zona di produzione e alle vicende che hanno caratterizzato il trascorrere delle generazioni di produttori nel territorio.
Un vino per essere “grande” deve essere intimamente legato con il territorio di produzione valorizzandone la storia, la cultura, la tradizione.
Il Prosecco prima di un vino è un vitigno e come tale può essere coltivato in ogni parte del mondo, con risultati che non possono essere paragonati con quelli del ConeglianoValdobbiadene in cui questo vitigno regna principe da almeno 300 anni.
La zona del  Conegliano-Valdobbiadene è rappresentata dalla fascia collinare del Marca Trevigiana che comprende i comuni di: Conegliano, il Feletto, Refrontolo, Vittorio Veneto, Miane, Valdobbiadene, Vidor, Farra di Soligo, Pieve di Soligo e Susegana.
Il Prosecco è un vitigno di antichissime origini addirittura precedente alla colonizzazione dei Romani, come afferma il Professor Dalmasso, avvenuta circa 200 anni avanti cristo anche se esso è documentato soltanto dagli ultimi anni della Repubblica di Venezia e quindi vive tra le nostre colline da almeno 300 anni.
Nel 100 a.c. era avvenuta la centuriazione del territorio trevigiano attorno a Treviso, Oderzo, Conegliano, Ceneda ed Asolo e i coloni Romani avevano piantato sia in collina che in pianura le viti. Non è immediato stabilire una data di inizio della coltivazione della vite nella zona di
ConeglianoValdobbiadene, alcuni Poeti Latini passando in questa zona portano testimonianza che già più di 2000 anni fa sulle colline di ConeglianoValdobbiadene si coltivava la vite. Il Poeta Virgilio (70-19 a.c.) di passaggio tra queste terre afferma:
“Adspice, ut, autrum silvestris raris sparsit lambrusca recemis”  “guarda come la vite selvatica, la lambrusca, ha ricoperto qua e là la grotta con i suoi grappoli. Pochi anni più tardi il poeta può invece cantare: “Lentae textunt umbracula vites”  “le viti flessibili tessono ombre leggere”.
Non si conosce quando e in che modo l’antenato del Prosecco sia giunto dal Carso alle terre di Conegliano - Valdobbiadene, ma questa data può essere fissata negli ultimi decenni di vita della Repubblica di Venezia, intorno al 1750. Mentre la Serenissima era ormai al tramonto sorgono nelle colline di ConeglianoValdobbiadene nuovi fermenti proprio in quel settore che da molto tempo appariva il più trascurato.
Il 1700 come detto è stato un secolo difficile per la vitienologia Trevigiana, ma sul finire del secolo su sollecitazione della borghesia, sensibile ai cambiamenti che proprio in quei tempi avvengono in Francia, nascono nuovi propositi di rinnovamento nel settore.
Il ruolo più importante fu assunto dall’Accademia di Conegliano istituita nel 1769 come evoluzione dell’Accademia degli Aspiranti fondata sempre a Conegliano nel 1603. Queste accademie erano in sostanza dei circoli culturali formati da proprietari viticoli, tecnici, studiosi ed intellettuali che si riunivano per dibattere i comuni problemi con i massimi esperti del settore, catalogare in modo sistematico i vigneti, la loro estensione, qualità e quantità di uva prodotta. In una di queste assemblee nel 1772 viene citato per la prima volta dall’accademico Francesco Maria Malvolti il Prosecco.
Il Prosecco nasce da un’uva non autoctona perché tornando agli interventi di Del Giudice e Caronelli all’Accademia Agraria di Conegliano non si trova nominato il Prosecco tra i vecchi vitigni delle colline di  ConeglianoValdobbiadene. Non ci sono per ora arrivati documenti del passaggio del Prosecco dal Carso al  ConeglianoValdobbiadene, ma nel 1772 il Malvolti la considera come uno dei vini prodotti nella zona e questo fa pensare che fosse qui coltivato da diversi anni. A ricordarlo è anche il reverendo Del Giudice che lo considera uno dei migliori vitigni insieme alla Bianchetta e alla Marzemina. Fatto di importanza storica se si considera che ancora oggi la Bianchetta è coltivata tra le colline di ConeglianoValdobbiadene e rappresenta la continuazione storica che fin dal medioevo ha fatto del bianco di  ConeglianoValdobbiadene uno dei più richiesti ed apprezzati. Mentre il Prosecco è diventato lo spumante Italiano più famoso, oltre che ad essere principe assoluto delle nostre colline.
La caduta della Repubblica di Venezia del 1797 non intaccò nei viticoltori e nelle autorità la voglia di rilanciare la viticoltura ed enologia del Conegliano - Valdobbiadene.
In seguito al Congresso di Vienna del 1815 l’imperatore dell’Austria-Ungheria, succeduto al governo del Lombardo Veneto, alla Repubblica di Venezia e poi a Napoleone, spinto dalla necessità di conoscere il patrimonio viticolo della regione da incarico al Conte Pietro di Maniago di formulare un catalogo dei vitigni coltivati, che questo gli consegnerà nel 1823.
Maniago cita per le colline di ConeglianoValdobbiadene la Perella, la Pignoletta bianca, la Verdisa lunga(strascalone), dell’Occhio, Marzemino nero e Prosecco. Di quest’ultima ne distingue due tipi:
Prosecco minuto o slungo: pianta poco vigorosa con tralci dai nodi fitti, grappoli poco alati e lunghi ma grossi. Acini con scorza grossa e dura, dolci e saporiti ma di dimensioni ineguali.
Proseccon o Prosecco tondo: pianta vigorosa con tralci dai nodi fitti e dai grappoli alati e lunghi. Acini grossi con scorza grossa e dura, ma dolce.
Verso il 1850, quando queste terre appartenevano ancora all’Impero Austro-Ungarico, lo studioso Gian Battista Semenzi a proposito dei vini prodotti nel  ConeglianoValdobbiadene afferma:” Nelle colline le uve producono i squisitissimi vini bianchi sono: la Verdisa, la Prosecca e la Bianchetta. Questi vini venivano venduti in Carinzia e in Germania cioè in quella Mitteleuropa di cui il Veneto faceva parte integrante.
Alcuni anni dopo la nascita dello stato Italiano(1861) il parlamento decide di redigere un’indagine sulle condizioni dell’agricoltura italiana “Inchiesta Jacini”. Per il territorio di ConeglianoValdobbiadene i ricercatori consigliano di estirpare i vecchi vigneti e sostituirli con altri di qualità superiore. All’epoca si producevano nel comprensorio di ConeglianoValdobbiadene 25000 hl di Verdiso, 6600 di Bianchetta, 3800 di Boschera e 3200 di Prosecco che quindi era un vitigno del tutto secondario.
Alcuni anni più tardi nel 1868 grazie all’impegno del Dottor Antonio Carpenè e dell’Abate Felice Benedetti, presidente del Consorzio Agrario di Conegliano, viene fondata sempre a Conegliano la Società Enologica Trevigiana.
Questa nuova istituzione fu di portata dirompente per l’ancora stagnante viticoltura Trevigiana innescando una rivoluzione vitivinicola i cui frutti positivi iniziano ben presto a farsi vedere, specie per il Prosecco che verrà allevato sempre più in purezza, mentre prima era misto con altre varietà.
I mertiti di aver dato inizio alla storia moderna del Prosecco vanno al Conte Marco Giulio Balbi Valier che negli anni sucessivi al 1850 aveva isolato e selezionato un clone di Prosecco migliore degli altri, individuato ancora oggi come “Prosecco Balbi”.
Il Conte da alle stampe nel 1868 un libretto composto “Per le auspicatissime nozze Bianchini-Dubois” in cui descrive le proprie coltivazioni che si trovano a metà tra Conegliano e Valdobbiadene a Pieve di Soligo. Egli scrive:” un quarto delle suddette Pertiche cen.380, non potendosi con esattezza precisare la quantità è tutta a vigneto, che piantai a viti Prosecche, più sicure ed ubertose di ogni altra qualità, e che danno un vino bianco sceltissimo, pieno di grazia e di forza”. Nasce dunque in questi anni la moderna avventura di un vino che in un secolo ha saputo conquistare il mondo grazie alla perizia di viticoltori, vignaioli ed istituzioni che lo hanno saputo esaltare al meglio.
Va ricordata la Scuola di Viticoltura ed Enologia di Conegliano nata nel 1876 come erede della Società Enologica Trevigiana. Questa scuola concepita da Antonio Carpenè insieme a Gian Battista Cerletti ha avuto tra i suoi docenti più noti, personaggi di altissimo prestigio internazionale come Arturo Marescalchi, Giovanni Dalmasso e Luigi Manzoni i quali posero le basi per la moderna Scienza viticola ed enologica.
Marescalchi fu chiamato al governo come sottosegretario all’Agricoltura, Dalmasso fondò l’Accademia della Vite e del Vino e fu preside della facoltà di Agraria dell’Università di Torino mentre il Manzoni realizzò quei felicissimi incroci che tramandano il suo nome, legato a vini davvero eccellenti.
Questa scuola ha rappresentato il volano per lo sviluppo enologico non solo del ConeglianoValdobbiadene ma dell’intera viticoltura italiana. Allievi usciti da questa scuola sono andati nelle più importanti aziende italiane, ed estere come: Sudafrica, California ed Australia.
L’impostazione della Scuola Enologica di Conegliano è di tipo Universitario non limitandosi a trasmettere la più avanzata cultura Enologica, ma indirizzando gli allievi nel campo della ricerca. Proprio questo settore risultò vincente, la realizzazione di nuovi vigneti sperimentali per allevare nuovi vitigni, descriverli e ammodernare le tecnologie d’impianto e produzione per combattere le malattie e migliorarne gli sbocchi commerciali
I primi anni di attività didattica della scuola mise in luce la necessità di approfondire il campo della ricerca dopo che malattie come  la filossera, oidio e peronospera oltre che la Prima Guerra Mondiale avevano devastato la viticoltura del ConeglianoValdobbiadene, colline occupate per un anno intero dalle truppe Austro-Ungariche.
Dopo la guerra i produttori e docenti sentivano il bisogno di una nuova Istituzione dedita in magnera specifica alla ricerca scientifica e capace di risolvere i problemi quotidiani dei viticoltori. Di questa esigenza presero atto i professori Giusti e Dalmasso che studiarono la struttura da dare alla nuova istituzione. Nacque così nel 1923 la Stazione Speriementale di Viticoltura ed Enologia di Conegliano la quale, unica nel suo genere, fu diretta dal professor Giovanni Dalmasso con la collaborazione di altri due grandi scienziati, Italo Cosmo e Giuseppe Dall’Olio.
Sulla scia di un’antica tradizione iniziata nel 1603 con l’Accademia degli Aspiranti, poi con l’Accademia di Agricoltura nata nel 1769, quindi nel 1868 con la Società Enologica Trevigiana, nel 1876 con la Scuola di Viticoltura ed Enologia ed infine col la Stazione Sperimentale di Viticoltura ed Enologia, Conegliano si pone all’avvanguardia in italia per gli studi e le ricerche conservando fino ad oggi il suo primato a servizio di una viticoltura di continuo sviluppo qualitativo.
Ma è nell’ultimo dopoguerra che il ConeglianoValdobbiadene esprime al meglio le sue grandi potenzialità. E’ concluso da poco il Secondo Conflitto Mondiale quando i più attenti viticoltori di Valdobbiadene si organizzano per difendere, valorizzare la viticoltura collinare e l’antica tradizione vitivinicola, costituiscono il 14 agosto 1945 la Confraternita dei Cavalieri del Prosecco.
Questa Confraternita è sempre attenta a far conoscere ai propri soci le indicazioni utili allo sviluppo della vitienologia collinare di Conegliano Valdobbiadene, accogliendo le personalità più emineti dell’enologia italiana come: Giovanni Garoglio, Italo Cosmo, Giuseppe Dall’Olio, Francesco Fabbri senatore e ministro della Repubblica, Giuseppe Schiratti fondatore della Strada del Prosecco e l’accademico Giuseppe Mazzotti noto per l’impegno a la valorizzazione delle tradizioni e del patrimonio culturale ed artistico della Marca Trevigiana. Emerge la necessità, oltre che avere le istituzioni e gli uomini, di incidere sull’aspetto legislativo per migliorarne la qualità e salvaguardare la tipicità del ConeglianoValdobbiadene Prosecco. Nasce così il 7 giugno 1962 il Consorzio di Tutela del vino ConeglianoValdobbiadene Prosecco con sede a Villa Brandolini presso Solighetto di Pieve di Soligo. Da allora il Consorzio opera con grande intelligenza e determinazione per difendere, valorizzare e promuovere l’immagine del Prosecco facendolo conoscere non solo in italia ma anche all’estero offrendo agli estimatori di tutto il mondo caratteristiche inimitabili proprie soltanto della terra d’origine ossia ConeglianoValdobbiadene.

Il risultato dell’impegno dei produttori e del Consorzio di Tutela si fanno subito vedere tanto che nel 1963 Valdobbiadene diventa ufficialmente capitale non solo del Prosecco ma dell’intero mondo dello spumante italiano con la Mostra Nazionale degli Spumanti che ogni anno a settenbre, organizzata dalla Confraternita dei Cavalieri del Prosecco, ha luogo nella prestigiosa Villa dei Cedri di Valdobbiadene. Punto d’incontro tra tutti gli spumantisti italiani fra cui quelli di Prosecco occupano un posto di tutto rilievo.
Alcuni anni più tardi nel 1969 il ConeglianoValdobbiadene conquista un altro prestigioso risultato quando il comprensorio collinare ottiene la DOC e il vitigno Prosecco il maggiore riconosciuto dal disciplinare di produzione.
Questo riconoscimento viene osservato sempre con maggiore interesse anche lontano dalla zona di produzione e comincia ad essere richiesto nei ristoranti ed enoteche più esclusive di tutto il mondo.
In questi anni il ConeglianoValdobbiadene Prosecco DOC è divenuto il vino bianco più richiesto in italia e nel mondo, grande vanto per un vino davvero unico e come ha scritto Tullio De Rosa, ricercatore tra i più preparati ed intelligenti e vero maestro dei giovani enotecnici usciti dalla Scuola di Conegliano:

dalle colline da cui nasce esso diffonde la sottile malia su quanti lo ricercano nelle tiepide giornate di primavera, quando il suo profumo di fiori, il suo profumo di miele selvatico si mescola con i cento, coi mille profumi di fiori che allora innondano le rive. Un calice di Prosecco, dal bel paglierino leggero, scrico di tinta, con qualche perla gassosa che si svolge nel bicchiere, è un compiacimento, è un godere le piccole gioie che ancora riusciamo a strappare alle preoccupazioni di tutti i giorni. Così dev’essere un bianco: un invito a bere, un poco d’manità a nostra disposizione”.

Nessun commento:

Posta un commento