lunedì 6 giugno 2011

VALDOBBIADENE DOCG Prosecco Superiore: l'AMBIENTE PEDOCLIMATICO

Le colline di Conegliano - Valdobbiadene hanno particolari  caratteristiche geologiche presentando una serie di rilievi allungati separati da incisioni parallele. È quindi un paesaggio caratterizzato da erosioni selettive su un substrato monoclinare.
Queste colline non sono di origine morenica o glaciale come molti sostengono, ma di origine tettonica ossia depositi antichi di materiali sciolti che sono diventati rocce, e influanzati dalle forti spinte derivanti dall’interno del pianeta, hanno assunto la posizione odierna. Mentre ciò avveniva era attivo anche il processo di modellamento da parte di agenti erosivi, che hanno prodotto l’attuale paesaggio naturale. Per comprendere meglio la loro formazione bisogna ripercorrere la storia geologica. I fattori principali della storia geologica sono tre: l’orogenesi cioè la deformazione e il sollevamento differenziato di tutta la zona, l’erosione ossia la modellazione dei rilievi e la sedimentazione ovvero il deposito di detriti che col tempo la pressione e la circolazione dei fluidi minerali hanno trasformato in rocce.
Nelle località di Miane e San Boldo affiorano le rocce più antiche che sono i calcari e le dolomite la cui formazione è riferibile al giurassico(150 milioni di anni fa) e nacquero sul fondo di un grande bacino marino, il bacino bellunese che si estendeva dal Grappa al Cansiglio.
Nel Cretaceo(65 milioni di anni fa) avviene la deposizione sul fondale marino di fanghi calcarei ed argille. Al passaggio tra Mesozoico e Cenozoico(circa 65 milioni di anni fa) le colline di ConeglianoValdobbiadene erano ancora ricoperte dal mare, mentre poco più a nord c’erano dei rilievi acennati.
Nel periodo successivo fino a 10 milioni di anni fa, con il ritiro a sud del mare, si depositano fanghi con livelli più ricchi dicalcare alternati a quelli più sabbiosi che diventano sempre più grossi e frequenti con il passare del tempo.
Questo fenomeno è direttamente legato all’aumento dei fenomeni erosivi verso le dolomiti e quindi alla maggior quantità di detriti che affluisce verso il mare. Queste rocce tenere e facilmente erodibili sono visibili a Rolle e al Fol di Valdobbiadene.
In questo periodo si deposita qui una grande quantità di sabbia con intercalazioni argillose che ci fa pensare ad una situazione di mare poco profondo. A seguito nel Messiano abbiamo un brusco sollevamento delle alpi che interessa anche le prealpi. Da monte arrivano grandi quantità di detriti ghiaiosi trasportati a valle da due grandi corsi d’acqua che possono corrispondere agli attuali Brenta e Piave. Nell’Alta Marca nasce così un delta che si estende da Bassano a Vittorio Veneto. I rami fluviali divagano tra una piena e l’altra isolando zone lagunari e fasce emerse dove cresce vigorosa la foresta. I fenomeni di piena in alcuni casi abbatterono la foresta che restò sommersa, tanto che gli alberi si sono conservati sottoforma di lignite. I depositi hanno uno spessore di 1 Km e costituiscono le colline più meridionali, San Gallo e il Montello.

Nel Messiano superiore(5 milioni di anni fa) il processo orogenetico rallenta e permette la nascita tra Cornuda e Formeniga di un bacino lacustre con limite sud l’attuale Montello che iniziava a crescere. Nel bacino si depositavano argille e qua e la ghiaie e sabbie riconoscibili oggi nel Felettano.
Nel Pliocene(4 milioni di anni fa) l’orogenesi subisce una brusca accelerazione, crescono rapidamente le prealpi 1mm/anno per un totale di 4 Km, mentre il processo di erosione ha interessato gli strati che si andavano inalzando. I detriti erano portati dal Piave verso il mare la cui costa si trovava ormai a sud del Montello. L’erosione chiaramente ha intaccato le rocce meno resistenti preservando le altre.
La rete idrografica della superficie emersa era: il Paleopiave che scendeva dal Fadalto e tagliando il Quartier del Piave sfociava a mare presso Montebelluna e il Paleocordevole che da Quero dopo aver raccolto le acque del Paleocismon e del Paleobrenta scendava a mare.
L’ambiente in questo periodo si presentava semipianeggiante e inclinato verso il mare, dalle dolomiti verso il mare, da cui erano appena acennate le colline di ConeglianoValdobbiadene e il Montello.
Nell’ultimo milione di anni una serie di intervalli climatici turbano l’equilibrio tra sollevamento ed erosione. Imponenti masse di ghiaccio si spingono dal cuore delle alpi sino alla periferia della catena scavando valli e trasportando detriti. Questi periodi glaciali, intervallati da periodi più caldi, furono quattro: Gunz, Mindel, Riss, Wurm. Come è intuibile l’ultima glaciazione tende a cancellare le tracce di quelle precedenti. È ipotizzabile che le lingue di ghiaccio seguissero i percorsi fluviali già esistenti. La glaciazione Mindel formò la piana di Farrò e Col, mentre la Riss quella di Premaor e del Castelletto di Follina. Queste superfici sono riconoscibili dal colore rossiccio dei suoli, detti ferretto, osservabili a Farrò, nel Felettano e sul Montello. Queste sono molto antiche e mai ricoperte dai ghiacci. Al ritiro del ghiacciaio Rissiano il Paleopiave si trova la valle del Fadalto ostruita e modifica il suo percorso verso Ponte delle Alpi e quindi scendendo nel corso del Paleocordevole sfociando poi ad ovest del Montello.
L’ultima glaciazione, la Wurmiana(75-15 mila anni fa) ha lasciato tracce ancora oggi visibili: in vallata la collinetta di Gai, era la morena frontale del ghiacciaio mentre quelle laterali si osservano a Tovena, Sottocroda, Rasera e Tarzo. Durante l’ultima glaciazione con l’inalzarsi progressivo del Montello, il Piave non ce la fa più a superarlo e devia verso est verso Moriago e quindi Nervesa, assumendo il corso attuale. Tra i detriti del Piave e del Soligo rimane una zona depressa con condizioni paludose in cui sono presenti strati di argilla che ricoprono quelle del messiano: sono i Palù. In altre zone si formano laghi e sedimentazioni argillose, a San Giovanni di Valdobbiadene e uno più grande in vallata di cui rimane oggi traccia nei lagni di Revine. Il territorio negli ultimi diecimila anni non ha subito variazioni di rilievo e il processo di modellazione è proseguito con naturale lentezza.

Il Clima

La presenza della catena prealpina dell’Endimione impedisce penetrazioni di venti freddi da Nord- Nordest, mentre a Sud le colline di ConeglianoValdobbiadene sono sempre esposte all’insolazione.
La temperatura media si aggira tra i 15-20 gradi con clima piuttosto fresco dovuto alla presenza delle colline e del Piave. Le precipitazioni annue raggiungono i 1000-1200 mm con massimi in primavera-autunno e periodi piuttosto siccitosi in inverno-estate. Le precipitazioni sono così distribuite: 130 di gioni di pioggia, 5 di neve, 54 di gelo con 44 di brina e 4 giorni di grandine, fenomeno di cui la frequenza e la distribuzione nel tempo sono piuttosto irregolari nelle varie annate.

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