venerdì 8 febbraio 2013

DEGUSTAZIONE RABOSO DEL PIAVE: UN VINO NOBILE


DEGUSTAZIONE RABOSO DEL PIAVE: UN VINO NOBILE

MOSTRA VALDOBBIADENE DOCG COL SAN MARTINO
MERCOLEDI 10 APRILE 2013 ORE 20.30

Il Vino Raboso Piave
 Il Raboso è un vino di antichissime origini, che viene prodotto da uno dei rari vigneti presenti nel NordEst dell'Italia prima dell'avvento di Roma. Lo conferma Plinio il Vecchio nella sia Naturalis Historia,  affermando che in quest'area si produceva llora il Picina omnium nigerrima (vino di colore simile al nero della pece), antenato quindi del Raboso, del Terrano, del Refosco e del Friularo. Caduto l'impero romano e con esso il culto della vitivinicoltura, occorre attende i tempi nuovi, quando Venezia estende la sua civiltà in terraferma, per ritrovare il ricordo di questo vino. Nel 1679, il trevigiamo Jacopo Agostinetti, giunto all'età di 83 anni, scrive un volume di memorie che si intitola "Cento e dieci ricordi che formano il buon fattor di villa" ed alcuni di questi ricordi riguardano proprio il vino Raboso. "Qui nel nostro Paese - scrive nel ricordo 24 - per lo più si fanno vini neri per Venezia di uva nera che si chiama recaldina, altri la chiamano Rabosa per esser uva di natura forte". Il Carpenè, uno dei fondatori della Scuola Enologica di Conegliano, cita in una sua relazione del 1871, la Rabosa nera fra le prime uve da lui sperimentate per la vinificazione ed aggiunge che è forse la più importante varietà del Veneto: questo ci permette di affermare che a quel tempo doveva essere molto diffusa. L’importanza di questa vite, deve aver però subito in quei tempi un certo declino, poiché nel Bollettino Ampelografico del 1885 si legge tra l’altro che “questo tipo di vino aveva una assai maggiore importanza che al presente… Trovansi memorie di simili vini (miscele di più tipi, tra cui il Raboso) inviati con gran plauso all’estero: in cantine di ricchi inglesi si trovarono ancor non molti anni addietro bottiglie di questo vino donato e procurato dagli ultimi ambasciatori della Repubblica veneta”.
1.     RABOSO FRIZZANTE (AZ. BELLUSSI)
2.     RABOSO DOC PIAVE (CONFRATERNITA- AZ.SANDRE)
3.     MALANOTTE PIAVE DOCG (CASA ROMA)
4.     MALANOTTE PIAVE DOCG (GELSAIA – GIORGIO CECCHETTO)
5.     RABOSO PASSITO (BONOTTO DELLE TEZZE)

LA SERATA SARA’ GUIDATA DAL PROF. VANINO NEGRO, DOCENTE DI DEGUSTAZIONE ENOLOGICA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI PADOVA
COSTO DELLA DEGUSTAZIONE con brochure, E BUFFET FINALE CON ASSAGGIO VALDOBBIADENE DOCG
 € 14,00  
Prenotazione obbligatoria per info  Marco Merotto cell. 348-3105559,
          Delegato ONAV Luca Barbon 346-0101722

giovedì 7 febbraio 2013

SALMERINO A COL SAN MARTINO



Salmerino a Col San Martino

Col San Martino – Mostra Valdobbiadene DOCG MERCOLEDI 3 APRILE 2013 ore 20.00

salmerino in carpaccio con puntine di asparagi bianchi crudi
salmerino marinato con aceto di mele e cipolla bianca
salmerino in tempura di mais
risotto con salmerino al Valdobbiadene D.O.C.G. Brut
pappardelle fatte in casa con salmerino affumicato
salmerino al forno con patate al rosmarino
crostatina di noci caramellate con crema al prosecco
Vini
Spumante Valdobbiadene D.O.C.G. Extra Dry.
Spumante Valdobbiadene D.O.C.G. Brut
Vino della Tradizione “Secco”
Spumante Valdobbiadene D.O.C.G. Dry
                             
Menu: 37,00 €  acqua e vini compresi


Barricata Srl
Località Barricata 38055 Grigno (TN) P.I. 02140930229
Tel rifugio +39 0461 765139    Cell. 3346729380
info@rifugiobarricata.it www.rifugiobarricata.it

martedì 5 febbraio 2013

PERLAGE D'AUTORE




PERLAGE D’AUTORE
Col San Martino – Mostra Valdobbiadene DOCG 26 marzo 2013 ore 20.30

La conoscenza da parte del consumatore è un passaggio essenziale finalizzato a favorire la penetrazione sul mercato di un determinato prodotto. Questo step è quanto mai importante in ambito enogastronomico dove, a fronte di prodotti di assoluta eccellenza, non corrisponde un’adeguata conoscenza da parte del consumatore che quindi non è in grado di distinguere prodotti di diversa qualità, e accettare le differenze di prezzo. Alla secolare tradizione produttiva di un determinato cibo o vino non sempre corrisponde una reale consapevolezza delle caratteristiche e del valore qualitativo e culturale dello stesso da parte della popolazione locale.
Ecco quindi nascere, proprio partendo dal cuore della sua zona di produzione, l’idea di realizzare, nell’ambito della Primavera del Prosecco Superiore – Mostra del Valdobbiadene DOCG di Col San Martino, una serata tecnico – divulgativa di approfondimento sulla storia, le tecniche produttive e le caratteristiche gusto – olfattive delle diverse tipologie di questo importantissimo vino Italiano. La serata, condotta dal sommelier/degustatore AUGUSTO GENTILLI, direttore editoriale del portale di cultura enogastronomica World Wine Passion (www.worldwinepassion.it - www.worldwinepassion.com), affronterà inizialmente i più importanti aspetti inerenti il territorio, i vitigni, le tecniche di produzione e le diverse denominazioni e tipologie del prosecco. La serata continuerà con la degustazione alla cieca di tutte le tipologie di Valdobbiadene Prosecco Docg prodotte a Col San Martino.

Vini in degustazione:
  1. Secco
  2. Amabile
  3. Frizzante Rifermentato in bottiglia
  4. VALDOBBIADENE DOCG Spumante brut
  5. VALDOBBIADENE DOCG Spumante Extra Dry
  6. VALDOBBIADENE DOCG Spumante Rive di Col San Martino
  7. Passito

Seguirà una degustazione  di pesce con preparazioni a cura del Gruppo Ristorazione Tipica Caorlotta, il tutto abbinato ad un banco d’assaggio di tutti i vini di Col San Martino presenti alla Mostra, ad allietare la serata saranno le note Jazz dell’orchestra Blueberry Trio di Rovigo.Con la presenza dello Chef Glacier ANTONIO MEZZALIRA, gelatiere padovano e Campione del Mondo al MIG di Longarone del 2008 che ci delizierà il finale di serata con il Gelato al Prosecco! La serata è rivolta ad  appassionati, ristoratori, enotecari, degustatori, sommelier. L’evento si terrà martedi 26 marzo ore 20.30 presso gli storici locali della Mostra del Valdobbiadene DOCG a Col San Martino.

Costo della serata 15€
Prenotazione obbligatoria per info  Marco Merotto 348-3105559



Gruppo Ristorazione Tipica Caorlotta

Il GRUPPO della “RISTORAZIONE TIPICA CAORLOTTA” nasce dalla volontà dell’Associazione Confcommercio di mettere insieme i Ristoranti dell’Ascom di Caorle che credono fortemente nella necessità di tutelare e valorizzare la cucina tipica locale. La creazione di questo gruppo e del suo marchio di qualità, serve a raggiungere molteplici obiettivi tra questi: la valorizzazione della cucina tipica, l’arricchimento dell’offerta turistica, l'accrescimento della fiducia e dell’interesse dei consumatori, lo stimolo tra gli operatori per definire costantemente un alto standard di qualità della gastronomia locale, in sostegno ai prodotti ittici, presi nel nostro mare, dai nostri pescatori. Il marchio di qualità, del gruppo “RISTORAZIONE TIPICA CAORLOTTA”, rappresenta ristoranti, con attività aperte tutto l’anno, in grado di indicare, favorire e proporre i piatti tipici della cucina marinara locale nel rispetto della tradizione, della genuinità e della garanzia di provenienza del prodotto ittico utilizzato come il “Moscardin” di Caorle, unica qualità di polipo che vive, cresce e viene pescato nel mare di fronte a Caorle e che, messo all’asta dopo poche ore dalla cattura, viene servito direttamente nelle prelibate ricette dei Nostri Ristoranti.

Caorle
CAORLE, situata tra Venezia e Trieste, completata nell’offerta turistica dalle splendide località di Porto S. Margherita e Duna Verde, è un noto centro turistico dell’Alto Adriatico. Qui mare e spiaggia si incontrano con la storia, la cultura, la pesca ed il fascino della laguna. Visitare Caorle è un piacere da non perdere: la spiaggia dorata, il porto peschereccio con i suoi colori e il mercato ittico con le sue antiche tradizioni, come l’asta del pesce “in recia” (all’orecchio), le calli ed i campielli che ricordano Venezia, il magico incanto della laguna, amata da E. Hemingway ed in particolare i prelibati piatti locali della cucina tradizionale come “il Moscardin”, “Il Broeto alla Caorlotta”, il “Saor” e la “Pasta al nero di sepa”. Tutti piatti che il gruppo della “Ristorazione Tipica Caorlotta” presenta ed offre a chi visita questa affascinante città.

Gruppo Ristorazione Tipica Caorlotta
Ristorante “al Bateo” - Ristorante “da Nappa” -  Ristorante “la Ritrovata” – Ristorante “Pic Nic” – Ristorante “Taverna Caorlina” – Ristorante “da Buso” – Ristorante “Astro” – “Casa del Gelato”

domenica 3 febbraio 2013

COLFONDO: IL VINO DELLA TRADIZIONE DI VALDOBBIADENE


COLFONDO: IL VINO DELLA TRADIZIONE DI VALDOBBIADENE

Col San Martino – Mostra Valdobbiadene DOCG   LUNEDI 25 MARZO 2013 ore 20.30

Il ColFondo (chiamato anche SUR LIE o rifermentato in bottiglia) è il vino della tradizione di Valdobbiadene ed è prodotto dalla maggior parte delle piccole aziende della zona. Alla produzione di questo vino  si utilizza la tipica uva della zona storica di Valdobbiadene, la Glera. Vendemmiata ben matura viene vinificata e fermentata, il freddo invernale arresta la fermentazione che riprenderà con il rialzo termico primaverile. L’imbottigliamento avviene tra marzo e aprile a cui segue la fermentazione e la maturazione sui lieviti. Ogni bottiglia di colfondo è unica, in quanto rifermentata singolarmente in modo naturale conferendo a questo vino i classici profumi di lievito, crosta di pane e note fruttate dando complessità e pienezza olfattiva, struttura e mineralità. Ogni annata si differenzia dalle altre e l’età delle bottiglie incide sull’equilibrio del vino, questa tipologia di “Prosecco” è quella più longeva. Il Colfondo prodotto a Valdobbiadene può essere dichiarato DOCG se viene tappato con tappo a sughero e posta apposita fascetta di stato, molti produttori della zona lo producono come Prosecco DOC TREVISO o vino bianco, rifermentato in bottiglia e questo per utilizzare il tappo a corona che consente al vino la massima riduzione. Il Colfondo va servito ad una temperatura di 8°C scaraffato quindi limpido, anche se c’è chi lo serve torbido. Il periodo ideale per il consumo va da metà ottobre in poi. Questo metodo storico di produzione è stato soppiantato dal Metodo Charmat, ma un  gruppo di giovani produttori già da tempo si sta operando per valorizzare e proteggere questo prodotto.
Ecco le Aziende presenti :
1. Az. Agr. DAMUZZO RENATO – COL SAN MARTINO
2. Az. Agr. FERRONATO F.LLI – COL SAN MARTINO
3. Az. Agr. FOLLADOR ALBERTO – COL SAN MARTINO
4. Az. Agr. MEROTTO GIANCARLO – COL SAN MARTINO
5. Az. Agr. CASTELIR PEDERIVA ALESSANDRO – COL SAN MARTINO
6. Az. Agr. BRUSTOLIN NICOS – COLBERTALDO
7. Az. Agr. MIOTTO WALTER – COLBERTALDO
8. Az. Agr. COL DEL SAS SPAGNOL ORAZIO – COLBERTALDO
9. Az. Agr. BORTOLIN BRUNO – VALDOBBIADENE
10. Az. Agr. CANEVA DA NANI – VALDOBBIADENE
11. Az. Agr. VALDIVINA – VALDOBBIADENE
12.  ZANOTTO COL FONDO- TARZO
Degustazione condotta da ALESSANDRO CARLASSARE, collaboratore della Guida dei Vini Buoni d’Italia, degustatore e Wine Blogger, 12 Vini in degustazione con buffet finale in abbinamento.

Costo della serata 10€
Prenotazione obbligatoria per info  Marco Merotto cell. 348-3105559

mercoledì 16 gennaio 2013

VALDOBBIADENE DOCG: AUTOCTONO TERROIR DI BOLLICINE


VALDOBBIADENE DOCG: AUTOCTONO TERROIR DI BOLLICINE

Il Prosecco è un vino di antica origine e la sua storia è univocamente legata con la zona di produzione e alle vicende che hanno caratterizzato il trascorrere delle generazioni di produttori nel territorio. Un vino per essere “grande” deve essere intimamente legato con il territorio di produzione valorizzandone la storia, la cultura, la tradizione. Il Prosecco sino al 2009 faceva riferimento ad un vitigno (ora glera) e come tale poteva essere coltivato in ogni parte del mondo, con risultati che non possono essere paragonati con quelli del ConeglianoValdobbiadene in cui questo vino viene prodotto da almeno 300 anni. Per protegger il Prosecco nel 2009 la zona storica e maggiormente qualitativa di ConeglianoValdobbiadene è passata da DOC a DOCG, privilegiando il concetto di terroir, mentre quella pianeggiate è divenuta DOC questo ci permette la tutela della denominazione di origine a livello internazionale.
Il Prosecco era un vitigno (ora Glera) di antichissime origini addirittura precedente alla colonizzazione dei Romani, come afferma il Professor Dalmasso, avvenuta circa 200 anni avanti cristo anche se esso è documentato soltanto dagli ultimi anni della Repubblica di Venezia e quindi vive tra le colline trevigiane  da almeno 300 anni. Nel 100 a.c. era avvenuta la centuriazione del territorio trevigiano attorno a Treviso, Oderzo, Conegliano, Ceneda ed Asolo e i coloni Romani avevano piantato sia in collina che in pianura le viti. Non è immediato stabilire una data di inizio della coltivazione della vite 
nella zona di ConeglianoValdobbiadene, alcuni Poeti Latini passando in questa zona portano testimonianza che già più di 2000 anni fa sulle colline di ConeglianoValdobbiadene si coltivava la vite. Il Poeta Virgilio (70-19 a.c.) di passaggio tra queste terre afferma:
“Adspice, ut, autrum silvestris raris sparsit lambrusca recemis”  “guarda come la vite selvatica, la lambrusca, ha ricoperto qua e là la grotta con i suoi grappoli. Pochi anni più tardi il poeta può invece cantare: “Lentae textunt umbracula vites”  “le viti flessibili tessono ombre leggere”.
Un’altra importante testimonianza ci viene da San Venanzio Fortunato originario di Valdobbiadene, vescovo di Poitiers, che di Valdobbiadene afferma con nostalgia:”QUO VINETA VERNANTUR, SUB MONTE JUGO CALVO, QUO VIROR UMBROSUS TEGIT SICCA METALLA” (“luogo dove germoglia la vite sotto l’alta montagna, nella quale il verde lussureggiante protegge le zone più disadorne”). Ciò testimonia che nel 500 sulle colline di  ConeglianoValdobbiadene c’era una fiorente viticoltura, ancora prima che arrivassero i Longobardi.
Un fatto importante che testimonia l’importanza del vino di ConeglianoValdobbiadene, dal punto di vista economico, si ha nel 1318 quando alcuni mercanti Tedeschi comprano a Conegliano 21 carichi di vino con la condizione che il dazio fosse pagato dai venditori Coneglianesi. Ma quando i Tedeschi partirono con il carico di vino e si diressero verso Serravalle un emissario del Podestà di Treviso li fermò e dirottò la colonna con le botti verso la città. Conegliano si lamentò subito con il podestà di Treviso pregandolo di far restituire agli acquirenti il vino e i cavalli sequestrati. La questione fu vagliata al Consiglio dei Trecento che aveva la facoltà deliberativa e con 196 voti a favore e 27 contro il vino e i cavalli furono restituiti ai tedeschi a patto che Conegliano pagasse il dazio. I vini di ConeglianoValdobbiadene erano per affermazione di Bonifaccio, molto preziosi e garantivano un buon reddito ai produttori della zona. Si ricorda nel 1532 il passaggio di Carlo V per Conegliano, al quale venne offerto l’eccelentissimo vino di Collabrigo e del Feletto. Nel 1500 Venezia comprese che era più conveniente rifornirsi di vino nella terraferma veneta, trevigiano, padovano, friuli, rispetto alla puglia e alle isole greche. Barche cariche di botti di vino arrivavano a Venezia dal Piave, dal Brenta, dal Sile, dal Livenza quotidianamente e andavano alla mensa dei veneziani. In questi anni i mercanti della Serenissima compravano grandi quantità di vino a Conegliano cercando di frenare in ogni modo le esportazioni verso il centro europa, con interventi di natura fiscale. I produttori di Conegliano e del Felettano non volevano assolutamente perdere i mercati tedeschi, floridi da secoli, ne veder diminuito il flusso del proprio vino verso il centro europa a favore di Venezia.  Nel 1544 il Consiglio della Magnifica Comunità di Conegliano aprì addirittura una vertenza con il rettore veneziano Giacomo Gabrielli inviando ambasciatori a Venezia perché fossero rispettati gli antichi privilegi, sottolineando “di quanta importantia et momento sia vender li vini di monte di questo territorio quali per la maggior parte sono allevati e comprati da tedeschi con utile universale di questa terra”.
Per gli abitanti di Conegliano e dei colli vicini il vino era diventato nel tempo il prodotto più importante quasi loro stendardo di nobiltà per mostrarlo all’intera europa.  Nel 1574 al passaggio di Enrico III Re di Pollonia che si recava a Parigi per essere incoronato Re di Francia la comunità di Conegliano fece sgorgare per un giorno intero dalla fontana del Nettuno il vino bianco dei colli. Già 150 anni prima il Doge Francesco Foscari aveva citato in una Ducale del 6 novembre 1431 il vino bianco e ottimo del Feletto. Infine nel 1606 Zaccaria Contarini in una relazione al senato veneto per indicare di quanta importanza fosse la produzione enologica di Conegliano, stimava la produzione di vino bianco in 5000 botti annue che andavano in gran parte in Germania e Polonia. La lenta e inesorabile agonia della Repubblica di Venezia iniziata nel 1492 con la scoperta dell’America e resa sempre più palese nel 1600 con lo spostamento progressivo dei traffici commerciali dal Mediterraneo all’Atlantico. Il declino coinvolse nel 1700 anche la terraferma Veneta e per lo più il comprensorio di ConeglianoValdobbiadene fu investito da un’ondata di gelo che fece morire gran parte del patrimonio viticolo della zona. Nelle città a causa della crisi economica si andava espandendo una volgarizzazione dei consumi che privilegiava i vini di bassa qualità con ripercussioni negative nelle aree di produzione. Il 1700 è quindi un secolo cupo per la viticoltura di ConeglianoValdobbiadene seppur fervido di dibattiti e proposte nuove.
Questa è la terra del ConeglianoValdobbiadene Prosecco DOCG e al di là delle molte leggende che ne avvolgono le lontane origini, inizia di fatto con la nascita delle Accademie di Agricoltura volute dalla Repubblica di Venezia sul tramontare della sua millenaria vita. Tra queste quella di Conegliano nata nel 1769 come evoluzione dell’Accademia degli Aspiranti fondata nel 1603 e proprio in un intervento all’Accademia di Agricoltura di Conegliano il 26 febbraio 1772 il sacerdote Antonio Del Giudice soffermandosi sulla “impurità e quindi la poca curabilità dei vini delle colline di Conegliano afferma che questo difetto non è dovuto alla natura del terreno ma all’imperizia dei fabricarli e alla cattiva scelta che si fa delle viti, la cui moltiplicazione era la causa della mancata produzione di vino puro e durevole”. I problemi evidenziati dal sacerdote erano evidenti prima di tutto la negligenza dei padroni, cioè il loro disinteresse per i possedimenti agricoli, lasciati privi di investimenti e di cure, e la scelta delle viti da mettere in produzione. Vengono estirpate le viti poco produttive, che producevano vini di elevata qualità, a favore di quelle più produttive con grave danno per la qualità del prodotto. Nei resoconti di un intervento per rinnovare e fissare le regole della vitienologia sempre nel 1772 in questa accademia si legge che l’accademico Francesco Maria Malvolti, pone una domanda:”Chi non sa quanto siano squisiti i nostri Marzemini, Bianchetti, Prosecchi, Moscatelli, Malvasie e Grassari che in varie di queste colline si formano?”. L’importanza della domanda sta nel fatto che è la prima volta che nominato il Prosecco, che quindi è prodotto ed apprezzato da prima della seconda metà del 1700. Un altro intervento all’Accademia di Conegliano nel 1778 è del Conte Pietro Caronelli che lamentava la diminuzione delle esportazioni in Germania dei vini prodotti nella zona e proponeva di impedire l’accrescimento del cattivo vino con il conseguente adacquamento del medesimo e invitava a selezionare le viti da impiantare tra: Marzemina Nera, Bianchetta, Pignola nera e bianca. Scartando invece le volgarmente denominate dell’Occhio e Verdise di cui la prima da un mosto aspro mentre la seconda acqueo ed insipido.
Non si conosce quando e in che modo l’antenato del Prosecco sia giunto dal Carso alle terre di ConeglianoValdobbiadene, ma questa data può essere fissata negli ultimi decenni di vita della Repubblica di Venezia, intorno al 1750. Mentre la Serenissima era ormai al tramonto sorgono nelle colline di ConeglianoValdobbiadene nuovi fermenti proprio in quel settore che da molto tempo appariva il più trascurato. Il 1700 come detto è stato un secolo difficile per la vitienologia Trevigiana, ma sul finire del secolo su sollecitazione della borghesia, sensibile ai cambiamenti che proprio in quei tempi avvengono in Francia, nascono nuovi propositi di rinnovamento nel settore.  Il ruolo più importante fu assunto dall’Accademia di Conegliano istituita nel 1769 come evoluzione dell’Accademia degli Aspiranti fondata sempre a Conegliano nel 1603. Queste accademie erano in sostanza dei circoli culturali formati da proprietari viticoli, tecnici, studiosi ed intellettuali che si riunivano per dibattere i comuni problemi con i massimi esperti del settore, catalogare in modo sistematico i vigneti, la loro estensione, qualità e quantità di uva prodotta. In una di queste assemblee nel 1772 viene citato per la prima volta dall’accademico Francesco Maria Malvolti il Prosecco. Il Prosecco nasce da un’uva non autoctona perché tornando agli interventi di Del Giudice e Caronelli all’Accademia Agraria di Conegliano non si trova nominato il Prosecco tra i vecchi vitigni delle colline di  ConeglianoValdobbiadene. Non ci sono per ora arrivati documenti del passaggio del Prosecco dal Carso al  ConeglianoValdobbiadene, ma nel 1772 il Malvolti la considera come uno dei vini prodotti nella zona e questo fa pensare che fosse qui coltivato da diversi anni. A ricordarlo è anche il reverendo Del Giudice che lo considera uno dei migliori vitigni insieme alla Bianchetta e alla Marzemina. Fatto di importanza storica se si considera che ancora oggi la Bianchetta è coltivata tra le colline di ConeglianoValdobbiadene e rappresenta la continuazione storica che fin dal medioevo ha fatto del bianco di  ConeglianoValdobbiadene uno dei più richiesti ed apprezzati. Mentre il Prosecco è diventato lo spumante Italiano più famoso, oltre che ad essere principe assoluto delle nostre colline. La caduta della Repubblica di Venezia del 1797 non intaccò nei viticoltori e nelle autorità la voglia di rilanciare la viticoltura ed enologia del ConeglianoValdobbiadene. In seguito al Congresso di Vienna del 1815 l’imperatore dell’Austria-Ungheria, succeduto al governo del Lombardo Veneto, alla Repubblica di Venezia e poi a Napoleone, spinto dalla necessità di conoscere il patrimonio viticolo della regione da incarico al Conte Pietro di Maniago di formulare un catalogo dei vitigni coltivati, che questo gli consegnerà nel 1823. Maniago cita per le colline di ConeglianoValdobbiadene la Perella, la Pignoletta bianca, la Verdisa lunga(strascalone), dell’Occhio, Marzemino nero e Prosecco.  
Verso il 1850, quando queste terre appartenevano ancora all’Impero Austro-Ungarico, lo studioso Gian Battista Semenzi a proposito dei vini prodotti nel  ConeglianoValdobbiadene afferma:” Nelle colline le uve producono i squisitissimi vini bianchi sono: la Verdisa, la Prosecca e la Bianchetta. Questi vini venivano venduti in Carinzia e in Germania cioè in quella Mitteleuropa di cui il Veneto faceva parte integrante. Alcuni anni dopo la nascita dello stato Italiano(1861) il parlamento decide di redigere un’indagine sulle condizioni dell’agricoltura italiana “Inchiesta Jacini”. Per il territorio di ConeglianoValdobbiadene i ricercatori consigliano di estirpare i vecchi vigneti e sostituirli con altri di qualità superiore. All’epoca si producevano nel comprensorio di ConeglianoValdobbiadene 25000 hl di Verdiso, 6600 di Bianchetta, 3800 di Boschera e 3200 di Prosecco che quindi era un vitigno del tutto secondario. Alcuni anni più tardi nel 1868 grazie all’impegno del Dottor Antonio Carpenè e dell’Abate Felice Benedetti, presidente del Consorzio Agrario di Conegliano, viene fondata sempre a Conegliano la Società Enologica Trevigiana.  Questa nuova istituzione fu di portata dirompente per l’ancora stagnante viticoltura Trevigiana innescando una rivoluzione vitivinicola i cui frutti positivi iniziano ben presto a farsi vedere, specie per il Prosecco che verrà allevato sempre più in purezza, mentre prima era misto con altre varietà. I mertiti di aver dato inizio alla storia moderna del Prosecco vanno al Conte Marco Giulio Balbi Valier che negli anni sucessivi al 1850 aveva isolato e selezionato un clone di Prosecco migliore degli altri, individuato ancora oggi come “Prosecco Balbi”. Il Conte da alle stampe nel 1868 un libretto composto “Per le auspicatissime nozze Bianchini-Dubois” in cui descrive le proprie coltivazioni che si trovano a metà tra Conegliano e Valdobbiadene a Pieve di Soligo. Egli scrive:” un quarto delle suddette Pertiche cen.380, non potendosi con esattezza precisare la quantità è tutta a vigneto, che piantai a viti Prosecche, più sicure ed ubertose di ogni altra qualità, e che danno un vino bianco sceltissimo, pieno di grazia e di forza”. Nasce dunque in questi anni la moderna avventura di un vino che in un secolo ha saputo conquistare il mondo grazie alla perizia di viticoltori, vignaioli ed istituzioni che lo hanno saputo esaltare al meglio. Va ricordata la Scuola di Viticoltura ed Enologia di Conegliano nata nel 1876 come erede della Società Enologica Trevigiana. Questa scuola concepita da Antonio Carpenè insieme a Gian Battista Cerletti ha avuto tra i suoi docenti più noti, personaggi di altissimo prestigio internazionale come Arturo Marescalchi, Giovanni Dalmasso e Luigi Manzoni i quali posero le basi per la moderna Scienza viticola ed enologica.  Marescalchi fu chiamato al governo come sottosegretario all’Agricoltura, Dalmasso fondò l’Accademia della Vite e del Vino e fu preside della facoltà di Agraria dell’Università di Torino mentre il Manzoni realizzò quei felicissimi incroci che tramandano il suo nome, legato a vini davvero eccellenti. Questa scuola ha rappresentato il volano per lo sviluppo enologico non solo del ConeglianoValdobbiadene ma dell’intera viticoltura italiana. Allievi usciti da questa scuola sono andati nelle più importanti aziende italiane, ed estere come: Sudafrica, California ed Australia. L’impostazione della Scuola Enologica di Conegliano è di tipo Universitario non limitandosi a trasmettere la più avanzata cultura Enologica, ma indirizzando gli allievi nel campo della ricerca. Proprio questo settore risultò vincente, la realizzazione di nuovi vigneti sperimentali per allevare nuovi vitigni, descriverli e ammodernare le tecnologie d’impianto e produzione per combattere le malattie e migliorarne gli sbocchi commerciali I primi anni di attività didattica della scuola mise in luce la necessità di approfondire il campo della ricerca dopo che malattie come  la filossera, oidio e peronospora oltre che la Prima Guerra Mondiale avevano devastato la viticoltura del ConeglianoValdobbiadene, colline occupate per un anno intero dalle truppe Austro-Ungariche. Dopo la guerra i produttori e docenti sentivano il bisogno di una nuova Istituzione dedita in maniera specifica alla ricerca scientifica e capace di risolvere i problemi quotidiani dei viticoltori. Di questa esigenza presero atto i professori Giusti e Dalmasso che studiarono la struttura da dare alla nuova istituzione. Nacque così nel 1923 la Stazione Sperimentale di Viticoltura ed Enologia di Conegliano la quale, unica nel suo genere, fu diretta dal professor Giovanni Dalmasso con la collaborazione di altri due grandi scienziati, Italo Cosmo e Giuseppe Dall’Olio. Sulla scia di un’antica tradizione iniziata nel 1603 con l’Accademia degli Aspiranti, poi con l’Accademia di Agricoltura nata nel 1769, quindi nel 1868 con la Società Enologica Trevigiana, nel 1876 con la Scuola di Viticoltura ed Enologia ed infine con la Stazione Sperimentale di Viticoltura ed Enologia, Conegliano si pone all’avanguardia in italia per gli studi e le ricerche conservando fino ad oggi il suo primato a servizio di una viticoltura di continuo sviluppo qualitativo.
Ma è nell’ultimo dopoguerra che il ConeglianoValdobbiadene esprime al meglio le sue grandi potenzialità. E’ concluso da poco il Secondo Conflitto Mondiale quando i più attenti viticoltori di Valdobbiadene si organizzano per difendere, valorizzare la viticoltura collinare e l’antica tradizione vitivinicola, costituiscono il 14 agosto 1945 la Confraternita dei Cavalieri del Prosecco. Questa Confraternita è sempre attenta a far conoscere ai propri soci le indicazioni utili allo sviluppo della vitienologia collinare di Conegliano Valdobbiadene, accogliendo le personalità più emineti dell’enologia italiana come: Giovanni Garoglio, Italo Cosmo, Giuseppe Dall’Olio, Francesco Fabbri senatore e ministro della Repubblica, Giuseppe Schiratti fondatore della Strada del Prosecco e l’accademico Giuseppe Mazzotti noto per l’impegno a la valorizzazione delle tradizioni e del patrimonio culturale ed artistico della Marca Trevigiana. Emerge la necessità, oltre che avere le istituzioni e gli uomini, di incidere sull’aspetto legislativo per migliorarne la qualità e salvaguardare la tipicità del ConeglianoValdobbiadene Prosecco. Nasce così il 7 giugno 1962 il Consorzio di Tutela del vino ConeglianoValdobbiadene Prosecco con sede a Villa Brandolini presso Solighetto di Pieve di Soligo. Da allora il Consorzio opera con grande intelligenza e determinazione per difendere, valorizzare e promuovere l’immagine del Prosecco facendolo conoscere non solo in italia ma anche all’estero offrendo agli estimatori di tutto il mondo caratteristiche inimitabili proprie soltanto della terra d’origine ossia ConeglianoValdobbiadene.
Il risultato dell’impegno dei produttori e del Consorzio di Tutela si fanno subito vedere tanto che nel 1963 Valdobbiadene diventa ufficialmente capitale non solo del Prosecco ma dell’intero mondo dello spumante italiano con la Mostra Nazionale degli Spumanti nella prestigiosa Villa dei Cedri di Valdobbiadene, punto d’incontro tra tutti gli spumantisti italiani fra cui quelli di Prosecco occupano un posto di tutto rilievo. Alcuni anni più tardi nel 1969 il ConeglianoValdobbiadene conquista un altro prestigioso risultato quando il comprensorio collinare ottiene la DOC e il vitigno Prosecco il maggiore riconosciuto dal disciplinare di produzione. Quarantanni dopo, luglio 2009 ottiene il massimo riconoscimento Italiano per un vino, la DOCG denominazione di origine controllata e garantita. Questo riconoscimento viene osservato sempre con maggiore interesse anche lontano dalla zona di produzione e comincia ad essere richiesto nei ristoranti ed enoteche più esclusive di tutto il mondo. In questi anni il ConeglianoValdobbiadene DOCG Prosecco Superiore è divenuto lo spumante più richiesto in italia e nel mondo, grande vanto per un vino davvero unico e come ha scritto Tullio De Rosa, ricercatore tra i più preparati ed intelligenti e vero maestro dei giovani enotecnici usciti dalla Scuola di Conegliano:

dalle colline da cui nasce esso diffonde la sottile malia su quanti lo ricercano nelle tiepide giornate di primavera, quando il suo profumo di fiori, il suo profumo di miele selvatico si mescola con i cento, coi mille profumi di fiori che allora innondano le rive. Un calice di Prosecco, dal bel paglierino leggero, scrico di tinta, con qualche perla gassosa che si svolge nel bicchiere, è un compiacimento, è un godere le piccole gioie che ancora riusciamo a strappare alle preoccupazioni di tutti i giorni. Così dev’essere un bianco: un invito a bere, un poco d’umanità a nostra disposizione”.


















venerdì 25 maggio 2012

IL GLUCONATO DI RAME: PROVE DI EFFICACIA


UN PRODOTTO A BASSO DOSAGGIO DI RAME PER LA
DIFESA CONTRO LA PERONOSPORA DELLA VITE: IL GLUCONATO DI RAME

S. Dagostin, U. Gamba, M. Pinna, I. Pertot
Fondazione Edmund Mach, IASMA Centro Ricerca e Innovazione
Via Mach, 1, I-38010 San Michele all’Adige (TN)
CRAB scrl Centro di Riferimento per l’Agricoltura Biologica 
Via San Vincenzo, 48,   I-10060 Bibiana (TO)
E-mail: ilaria.pertot@iasma.it

La peronospora della vite, causata dall’oomicete Plasmopara viticola (Berk. & Curt.) Berl. & De Toni è una delle più importanti e devastanti malattie della vite, che si manifesta in particolare nelle zone caratterizzate da condizioni atmosferiche calde e umide. Ad oggi, in agricoltura biologica, la lotta contro la peronospora si basa quasi esclusivamente sull’uso di fungicidi a base di rame. Tuttavia, al fine di ridurre i danni ambientali causati dai metalli pesanti, la Commissione Europea (Regolamento CEE n. 473/2002) ha notevolmente ridotto i quantitativi di prodotti cuprici impiegabili in agricoltura biologica. Molti studi hanno valutato l’efficacia di prodotti non rameici a basso impatto ambientale, ma finora nessun composto ha evidenziato un’attività antiperonosporica tale da consentirne un uso immediato in viticoltura biologica. Tuttavia, se la sostituzione totale del rame può risultare ancora difficile, l’utilizzo delle formulazioni a basso contenuto di rame potrebbe consentire di ottenere un buon controllo della malattia con riduzione dei quantitativi di rame 
metallo immesso nell’ambiente. Tra le nuove formulazioni testate in numerosi studi condotti tra il 2005 e il 2009, Labicuper (Melaxa) sembra essere la più efficace sia in condizioni di serra che in condizioni di campo. Labicuper è una formulazione liquida a base di gluconato di rame, che presenta una concentrazione di ioni rame (Cu2+) pari all’8%. Applicato a 3 ml/l, in condizioni di serra, Labicuper ha permesso di ottenere un controllo dell’infezione di peronospora superiore a quello ottenuto Con idrossido di rame (Kocide 2000, 1,42 g/l, 35% Cu2+) considerato come standard commerciale (rispettivamente il 2,3 e il 12,2% di gravità della malattia su foglia). Gli studi di persistenza dell’attività di Labicuper nel tempo indicano che la sua attività 
antiperonosporica non diminuisce se applicato fino a sei giorni prima dell’infezione. Tuttavia, sperimentazioni sulla resistenza al dilavamento mostrano un lento calo dell’attività del prodotto, pur mantenendo un’efficacia del 49% anche dopo 50 mm di pioggia simulata. Si ha conferma dell’elevata attività del gluconato di rame anche nelle prove di campo, condotte in Trentino ed in Piemonte dal 2005 al 2009. In entrambi i siti, in ciascun anno, il controllo delle infezioni di peronospora con Labicuper risulta essere del tutto comparabile a quella ottenuto con idrossido di rame sia su foglie che su grappoli. Le analisi effettuate alla raccolta dell’uva hanno evidenziato che anche la resa e la qualità dei grappoli è simile allo standard commerciale. In tutte le prove di campo, le quantità di rame metallo utilizzate in Trentino e in Piemonte nei trattamenti con Labicuper sono risultate, rispettivamente, circa il 30 e 60% inferiori a quelle utilizzate per i trattamenti con idrossido di rame, rimanendo comunque inferiori al limite legale dei sei kg/ha anno. In conclusione, Labicuper consente un controllo totale della malattia con un apporto inferiore di rame metallo nell’ambiente e può essere considerato un valido prodotto per la lotta biologica alla peronospora.


lunedì 21 maggio 2012

COLFONDO


Il ColFondo (chiamato anche SUR LIE) è il vino della tradizione di Valdobbiadene ed è prodotto dalla maggior parte delle piccole aziende della zona. Alla produzione di questo vino  si utilizza la tipica uva della zona storica di Valdobbiadene, la Glera. Vendemmiata ben matura viene vinificata e fermentata, il freddo invernale arresta la fermentazione che riprenderà con il rialzo termico primaverile. L’imbottigliamento avviene tra marzo e aprile a cui segue la fermentazione e la maturazione sui lieviti. Ogni bottiglia di colfondo è unica, in quanto rifermentata singolarmente in modo naturale conferendo a questo vino i classici profumi di lievito, crosta di pane e note fruttate dando complessità e pienezza olfattiva, struttura e mineralità. Ogni annata si differenzia dalle altre e l’età delle bottiglie incide sull’equilibrio del vino, questa tipologia di “Prosecco” è quella più longeva. Il Colfondo prodotto a Valdobbiadene o Asolo può essere dichiarato DOCG se viene tappato con tappo a sughero e posta apposita fascetta di stato, molti produttori della zona lo producono come Prosecco DOC TREVISO o vino bianco, rifermentato in bottiglia e questo per utilizzare il tappo a corona che consente al vino la massima riduzione. Il Colfondo va servito ad una temperatura di 8°C scaraffato quindi limpido, anche se c’è chi lo serve torbido. Il periodo ideale per il consumo va da metà ottobre in poi.